Si va in pensione dopo 43 anni E la sinistra è già spaccata
La Cgil considera "inaccettabili" le ipotesi circolate sugli interventi che il Governo intende fare sulle pensioni (misure che però, ha spiegato Mario Monti all'Ecofin di Bruxelles, devono essere attuate in tempi rapidissimi, "altimenti "le conseguenze sarebbero molto gravi per tutti"). La sinistra appoggia il governo tecnico di Mario Monti ma già si trova davanti le barricate della Cgil. "Senza interventi sulla crescita e senza una vera svolta sull'equità - spiega il segretario confederale Vera Lamonica - il Paese non esce dalla condizione difficile che si è determinata. Il ventilato blocco dell'adeguamento all'inflazione delle pensioni in essere è esattamente il contrario dell'equità perchè colpisce le fasce più deboli, già impoverite dalla caduta del potere d'acquisto di salari e pensioni, e non in grado di reggere ulteriori colpi". Poi rincara la dose il segretario generale. La manovra sulle pensioni è ancora una nebulosa, ma nonostante l'urgenza secondo Susanna Camusso le riforme sono inaccettabili. Così il segretario si lascia andare a un commento sibillino: "Il governo deve sapere che 40 è un numero magico e intoccabile e mi pare che questo sia esaustivo della discussione". Così anche il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, va dietro alla Camusso: "Sulle pensioni, su alcuni punti potremmo essere d'accordo, su altri no". Il segretario mette così le mani avanti, dopo aver appoggiato sempre e comunque Mario Monti. Segue l'articolo di Francesco De Dominicis: come cambiano le pensioni. Sale silenziosamente il conto della manovra targata Mario Monti. Il Governo lavora a fari spenti, ma le cifre cominciano a prendere corpo: la correzione ai conti pubblici potrebbe arrivare a quota 20 miliardi di euro, compresi i 4 delle delega fiscale. Un po’ meno dei 27-28 miliardi di cui si è parlato la scorsa settimana e quasi il doppio, però, rispetto agli 11 miliardi indicati nel rapporto della Commissione europea. Le misure del nuovo Esecutivo, salvo sorprese, dovrebbero essere messe sul piatto il 5 dicembre. Giusto in tempo per rovinare le feste di Natale. Ancora top secret i contenuti. Si ragiona, dunque, su ipotesi e indiscrezioni. Che sembrano far emergere la volontà di intervenire in materia previdenziale. E un primo esempio dei sacrifici che dovranno essere fatti arriva dal Parlamento: metodo contributivo per tutti i nuovi e in pensione più tardi. Una mossa che deriva dalla necessità di dare un rapido segnale sul taglio ai costi della politica, prima che alle imprese e alle famiglie italiane venga presentato il salasso del Governo. Così i Presidenti di Camera e Senato, in un gioco di sponda con palazzo Chigi, hanno deciso di far partire il metodo contributivo dal primo gennaio prossimo per i vitalizi. E di mandare senatori e deputati in pensione più tardi. Una novità che dà l’idea di un progetto battistrada che anticipa le ipotesi che potrebbero arrivare per tutti i cittadini. Si va infatti definendo meglio il pacchetto di interventi legati alla previdenza: blocco totale del recupero dell’inflazione per le pensioni per il 2012 (vale 5-6 miliardi ma già i pensionati della Cgil dicono «no») e l’aumento di due punti delle aliquote per i lavoratori autonomi (ora al 20-21% molto inferiore rispetto al 33% dei dipendenti) per fare cassa. Poi aumento dell’età per le pensioni di anzianità anche oltre i 40 anni, un anticipo delle misure previste per portare l’età delle donne a 65 anni (ora prevista al 2026 che invece sarebbe al regime nel 2020). Ogni intervento in tema previdenziale deve passare però anche dal vaglio delle parti sociali. Al momento sul tavolo c’è la possibilità di un incontro informale per venerdì, un primo giro di orizzonte sulle logiche di fondo che ispirano gli interventi. A chiedere subito un confronto nel merito è stato ieri il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: Basta con queste notizie sulle pensioni, è arrivato il momento di un confronto trasparente e pubblico sul tema, perchè non possiamo lasciare ai media le ipotesi e le interpretazioni su quello che accadrà in materia di previdenza». Per il resto le misure sul tavolo sono quelle discusse nei giorni scorsi. Ici sulla prima casa, patrimoniale, aumento dell’Iva . Ma anche dismissioni immobiliari da 5 miliardi l’anno fino al 2014 . Le misure sull’Iva potrebbero tradursi in un ritocco dell’aliquota ordinaria oggi al 21% e di quella agevolata al 10% che potrebbe garantire tra i 6 e gli 8 miliardi. Nel menù delle misure ci sono anche interventi di contrasto all’evasione a partire dalla stretta sull’utilizzo del contante attraverso un abbassamento della soglia di tracciabilità a 300-500 euro. Escluso, almeno per il momento, il ricorso alla patrimoniale in versione soft con un prelievo sopra il milione di euro. Misura a cui si oppone il Pdl. La patrimoniale potrebbe contenere anche un prelievo forzoso sui conti correnti bancari. E proprio ai piani alti degli istituti di credito il blitz è particolarmente temuto. Ieri il termometro è cresciuto sensibilmente e segnava febbre alta, mentre a Roma saliva l’ammontare complessivo della manovra. Le cifre ballano. E a palazzo Chigi si lavora su diverse soluzioni. L’ultima bozza, come accennato, prevede interventi robusti da oltre 20 miliardi di euro. Cifra legata anche al peggioramento del quadro economico: le stime Ocse di lunedì indicano una contrazione del Pil dello 0,5% per il 2012 contro un aumento dello 0,6% previsto dal governo Berlusconi e dello 0,1% stimato dalla Commissione europea. Nel caso in cui, invece, dall’Europa dovesse arrivare un’indicazione meno restrittiva, la manovra sarebbe più contenuta e scenderebbe a 13-15 miliardi. Anche sui contenuti le richieste di Bruxelles sono ancora tante e riguardano, a esempio, la maggior flessibilità in uscita nel mercato del lavoro (cioè l’articolo 18). Per quanto riguarda la delega fiscale il percorso è tracciato: entro fine gennaio 2012 dovrebbe esserci l’approvazione della delega. In ogni caso se non si metterà mano alla revisione e al taglio delle agevolazioni fiscali entro il 30 settembre 2012, scatterà automaticamente il taglio lineare per 4 miliardi di euro il prossimo anno di 16 miliardi nel 2013. Una cura da cavallo sui conti che dovrebbe riuscire a coniugare rigore e crescita, senza perdere di vista l’obiettivo finale dell’equità. Per questo, nella logica del pacchetto organico, dovrebbero troveranno spazio anche norme per lo sviluppo: liberalizzazioni, infrastrutture, reti energetiche e banda larga. Monti dovrà tener conto anche del fatto che gli stipendi degli italiani non riescono più a tenere il passo del caro vita. A ottobre la forbice tra il fiacco ritmo di crescita dei salari e la corsa dell’inflazione ha toccato un nuovo record, raggiungendo il divario maggiore da almeno quattordici anni, ovvero dal 1997. L’ultima rilevazione Istat registra retribuzioni fredde: ferme su settembre e in rialzo dell’1,7% su base annua, lo stesso livello segnato già nei tre mesi precedenti. E sempre a ottobre, i prezzi sono balzati al 3,4%, spinti dalla bolletta energetica e dall’incremento dell’aliquota Iva. E oggi alla Camera dovrebbe prendere corpo la riforma della Costituzione con il pareggio di bilancio che diventerà una regola inviolabile. Prende corpo, frattanto, la creazione di una nuova authority. A Montecitorio, infatti, è stata messa a punto la norma che prevede la nascita di un «Organismo indipendente» di controllo delle finanze pubbliche. Libero ha già denunciato l’iniziativa del Governo Monti che pare essere inutile: l’ennesimo spreco a carico dei contribuenti. Non bastava rafforzare i poteri della Corte dei conti (invece di ridurli senza motivo) che peraltro ci invidiano in tutta Europa? di Francesco De Dominicis twitter@DeDominicisF