Monti: misure giovedì 5 dicembre
Nebbia fitta intorno a Mario Monti e all'Italia. Lo scrive il Financial Times, secondo cui le manovre di bilancio del premier sono ancora fumose e non definite, sottolineando come "gli italiani che hanno risposto fiducia in lui stanno diventando un po' nervosi". Anche il quotidiano economico americano ha notato le scelte bizzarre del governo, che nell'agenda dell'atteso Consiglio dei ministri ha inserito la discussione "su accordi bilaterali con le Mauritius e le Isole Cook e una legge per fermare dannosi sistemi antivegetativi sulle barche i cui effetti prevedono la crescita di organi genitali maschili sulle conchiglie di mare". Non esattamente le urgenze per cui Monti è stato chiamato a Palazzo Chigi. Mario accelera - Forse anche per l'allarme rosso del FT Monti oggi ha dato un'accelerata. Dal ministero dell'Economia hanno fatto sapere che, dopo un vertice con il premier e i ministri Passera (Sviluppo), Fornero (Welfare), Giarda (Rapporti col Parlamento) e Moavero Milanesi (Affari europei), è stato messo a punto "un primo pacchetto di misure per la crescita, la stabilità, l'equità". Il pacchetto verrà portato in consiglio dei Ministri il prossimo 5 dicembre. Gianfranco placido - "Fate con calma", titolava venerdì ironicamente il Foglio. In effetti, il clima sembra stranamente rasserenato dopo l'addio di Silvio Berlusconi. Lo spread decolla, le Borse arrancano eppure tutto va bene. La fretta non è più di queste parti. "Già entro la prossima settimana arriveranno i provvedimenti noti", ha assicurato il presidente della Camera Gianfranco Fini anticipando di fatto Monti. Quello stesso Fini che ogni giorno ricordava al Cavaliere che non c'era più tempo da perdere e che doveva dimettersi per salvare l'Italia oggi pare placido e risponde sardonicamente al Financial Times: "Non c'è nebbia ma la necessità di fare le cose bene e non solo in fretta, per cui serve qualche giorno".Minuti contati, insomma, ma non troppo. Nodo politico - Qualcuno sosteneva che i rallentamenti di Monti fossero legati ai nodi politici per la nomina dei sottosegretari. Senza accordi con Pdl, Pd, Udc e Fli il governo non riesce a partire. "Sui sottosegretari i vertici non ci debbono essere e non servono", ha tagliato corto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "Quando il presidente del Consiglio sulle questioni politiche, tipo l'illustrazione dei provvedimenti economici o della politica internazionale vorrà parlare con noi, noi siamo disponibilissimi a vertici o controvertici o quello che vuole". "Quella dei sottosegretari - aggiunge Casini - è una partita che non si è mai aperta perché oggi i partiti debbono semplicemente agevolare il governo". Dunque, palla a Monti: decida lui cosa fare. E soprattutto, quando.