Troppi soldi ai banchieri: supermulta dall'Europa
È il solito pasticcioall’italia - na. Fascicoli insabbiati e scadenze dimenticate. Con l’Unione euro- pea che puntualmente ci stanga. Non è la prima volta cheBruxelles tira le orecchie all’Italia, con tanto di multe a parecchi zeri. La sanzio- ne minacciata ieri dalla Ue, però, è decisamente più fastidiosa di quelledel passato. Riguarda ilgiro divite Uealle superbuste pagadei banchieri. Le norme sono state approvate a novembredelloscor- so anno e in tempi piuttosto rapidi tuttigli statimembri si sonomessi in regola. Salvo l’Italia e, parzial- mente, la Polonia. Insomma siamo gli ultimi della classe e come se non bastasse sta- volta la bocciatura corre il rischio di risolversi conun paradossocla- moroso: ai megastipendi dei top manager degli istituti contribui- ranno, in qualche modo, tutti gli italiani. Visto che la multa in arrivo dalla Ue a Roma - pari a 97mila eu- ro al giorno - andrà a pesare sulle sgangherate casse dello Stato. Calcolatrice alla mano, vuol dire che ulteriori dieci giorni di ritardo potrebbero costare 1 milione di euro tondo tondo all’Italia. Una botta che potrebbe arrivare a 3 mi- lioni in appena un mese. Roba da non crederci. La que- stione ruota attorno a una diretti- va Ue (la 76/2010) che, anzitutto, «contrasta l’effetto perverso degli incentivi retributivi, richiedendo a banche e imprese di investi- mento di applicare rigorose politi- chedi remunerazioneche nonin- coraggino o ricompensino un’ec - cessiva esposizione al rischio». E gli istituti che non si adeguano (cioè che «adottano politiche re- munerative non conformi ai nuo- vi requisiti») si beccanouna multa da parte della vigilanza di Banca d’Italia. Per ora la multa è a carico dei cittadini italiani. C’è da dire che già all’inizio del 2011 la com- missione Ue aveva sistematica- mente pressato i governi naziona- li per una rapida trasposizione della direttivaUe nei singoli ordi- namenti giuridici. Amaggio l’ulti - matum, ignorato dall’Italia. Nel dettaglio, Bruxelles vuole che i bonus siano pagati a medio termine (2-3 anni) e comunque mai tutti in contanti, ma anche in titoli, in modo da scoraggiare gli atteggiamenti più speculativi e ri- schiosi da parte dei gestori delle attività di investimento. Nonsolo. L’Unione europea vuole che siano modificate le modalità con cui le banche valutano i rischi connessi ai loro portafogli di negoziazione, per far sìcheesse «tenganopiena- mente conto delleperdite che po- trebbero scaturire da evoluzioni negative del mercatoin situazioni di crisi».Ungiro di vite cheBanki- talia aveva in parte infilato in un regolamento approvato a marzo. Operazione che andava comple- tata con una legge ordinaria. Il Go- verno aveva fatto unpasso con un emendamento al ddl comunitario approvato alla Camera a luglio e che al Senato fatica a incassare il semaforo verde. Le nuove regole dovranno esse- re rispettate da tutti gli istituti, ma Bruxelles chiede agli sceriffi della Vigilanza di avere un “occhio di ri- guardo”per quelli che hanno rice- vuto aiuti pubblici e quelli che hanno difficoltà finanziarie. Nella prima categoria, in Italia, gli ad- detti ai lavori fanno rientrare le banche che hanno sottoscritto i Tremonti bond e cioè Mps, Pop- Milano e Creval. Il secondo conte- nitore, invece, potrebbe comprendere gli istituti chiamati agli aumenti di capitale da 14,7 miliardi di euro proprio dalla Ue: Unicredit, Mps, Banco Po- polare e Ubibanca. Tocca al governo dei professori guidato da Mario Monti trovare una soluzione. di Francesco De Dominicis