Le gaffe dell'On. Biancofiore: amantide religiosa e scanzonata
Se fosse un'alunna di scuola elementare basterebbe metterle un bel quattro sul quaderno e mandare a chiamare i genitori. La ragazzina si impegnerebbe e certi errori non li farebbe più. Michaela Biancofiore però è un deputato e quello che si potrebbe fare con lei è costringerla a non scrivere più. Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera, annota tutti gli strafalcioni dell'onorevole che difende a spada tratta l'italianità dell'Alto Adige, ma che non ne azzecca una una quando si tratta di accenti, vocali, apostrofi. Ecco alcune chicche: si parte da "l'amantide religiosa" passando per vari "dò", "stà", "pò", per finire con le accuse che ha dovuto subire. Ha detto che gli avversari la vogliono "distrutta, annientata, denigrata, scanzonata" (voce dello sconosciuto verbo michaeliano "scanzonare"). Biancofiore, bellezza e strafalcioni. Guarda la fotogallery Tirolese - Stella prende poi ad esempio l'ultima battaglia della Biancofiore, contro la rimozione, dalla parete del Palazzo degli Uffici finanziari di Bolzano di un altorilievo che raffigura il Duce a cavallo. Berlusconi fece un accordo con Durnwalder nell'autunno 2010. La Svp s'impegnava a non votare, in quel momento delicato, la sfiducia a Bondi e in cambio Roma dava ciò che nessun esecutivo, di destra o sinistra, aveva mai concesso: lo stop ai restauri del monumento alla Vittoria, la rimozione dell'altorilievo e lo spostamento del monumento all'Alpino di Brunico. Tre simboli dell'italianità vissuti dalla Svp come ferite. Bene: mentre scoppiava la rivolta, la ripetente "pasionaria" pidiellina se ne restò muta: "Invito tutti alla calma. Il governo ha già abbastanza problemi". La Biancofiore ha però ragione: non cha senso rimuovere l'altorilievo. Come ricorda nel libro Non siamo l'ombelico del mondo Toni Visentini, che certo non è un italianista fanatico, "la piazza non è mai stata vissuta come fascista" anche perché "il bassorilievo - splendido - è opera di un grande scultore bolzanino di lingua tedesca, Hans Piffrader". Ma in nome dell'Italia, dell'italianità e della lingua italiana la Biancofiore la smetta di scrivere, come ha fatto su carta intestata spingendo Emiliano Fittipaldi a riderne su l'Espresso , che si trattò di un accordo preso "senza sentire n'è i dirigenti del Pdl n'è verificare la sensibilità dei nostri elettori...".