Sarkò-Merkel, vediamo chi ride Adesso stanno peggio di noi
Berlusconi governa e lo spread (la differenza in termini di tassi di interesse che si paga tra i titoli di un qualsiasi Stato europeo e quelli della Germania) schizza. Berlusconi annuncia le dimissioni e lo spread continua a impazzare. Berlusconi si dimette davvero; arriva Monti, il tecnocrate che, ci assicuravano, gli avrebbe subito messo il guinzaglio e lo spread non se ne dà per inteso. Monti giura e lui corre. Monti parla al Senato, annuncia tasse e tagli come brutalmente richiesto dall’Europa, e il maledetto spread fa ancora lo gnorri, tanto che deve intervenire con tre bordate di acquisti la Banca centrale europea per farlo star buono qualche ora e non rovinare la festa al governo italiano che piace al governo e ai banchieri tedeschi. Ma oggi l’altalena riprende. E non solo qui da noi. Mister spread fa ballare la rumba anche alla Spagna e alla Francia, dove l’arrogante inquilino dell’Eliseo, che fino a una settimana fa farneticava sulla necessità di «mettere in riga Italia e Grecia», ha improvvisamente smesso di ridere e contempla atterrito il baratro che gli si sta aprendo sotto i piedi. Francia e Germania non ridono più Che succede? Succede che questo accidente di spread, il killer pulito che si aggira per il vecchio continente assassinando governi democraticamente eletti per sostituirli con esecutivi finanziariamente corretti, non risponde ai comandi. Chi se n’è servito fino a oggi per i suoi sporchi scopi, rischia di rimanerne a sua volta vittima. E adesso tutti stanno scoprendo quel che pochi vanno ripetendo da mesi: il problema non è Monti così come prima non era Berlusconi. Il problema non è l’Italia. E in ultima analisi non era neppure la Grecia, pur con tutte le sue colpe. Il problema è l’euro. O meglio: il modo in cui viene gestito. Il problema è l’Unione europea e la sua costruzione incompleta. Beninteso: le riforme più volte annunciate e mai compiutamente realizzate da Berlusconi, così come quelle annunciate (e vedremo fino a che punto portate a termine) da Monti, ci servono come il pane. E molte altre ancora. Il nostro Paese ha bisogno di abbattere il debito pubblico, ridurre le spese per la pubblica amministrazione, riequilibrare il sistema pensionistico, metter mano al mercato del lavoro, rilanciare l’economia. Ma non illudiamoci. Anche se domani, con un colpo di bacchetta magica, SuperMario facesse tutte queste cose, ugualmente non basterebbe. Nulla potrebbe essere sufficiente a metterci fuori pericolo. Perché siamo parte integrante dell’Europa. E l’Europa usa l’euro. E l’euro è l’unica moneta al mondo che dietro di sé non ha uno Stato e neppure una banca centrale dotata di poteri normali: che possa cioè stampare moneta e intervenire a sostegno dell’economia d’intesa con il potere politico. Questo è il peccato originale. Tutto il resto, tutto ciò che ci hanno raccontato riguardo al fatto che la speculazione puniva la mancanza di credibilità del governo Berlusconi, è una balla. I mitici mercati se ne fregano del Cavaliere e delle sue notti più o meno movimentate, così come se ne fottono dei vaniloqui di Sarkozy o delle abbuffate della Merkel. I mitici mercati vogliono solo fare soldi. Tanti. E in questo momento li fanno giocando contro i Paesi dell’area dell’euro. Non per simpatia o antipatia. Tantomeno per punire le depravazioni di qualche governante, come ci spiegano da anni i colleghi di «Repubblica». Ma semplicemente perché qui trovano grandi debolezze ed enormi ricchezze da spolpare. E, soprattutto, non vengono fermati da una controffensiva efficace. L’Italia ha un debito pubblico alto da decenni. È un danno per noi. Ma abbiamo sempre pagato tranquillamente gli oneri che questo comporta perché siamo un Paese ricco e solido. La drammatizzazione a cui si assiste ultimamente ha un solo colpevole: la signora Angela Merkel che si rifiuta di modificare l’impianto dell’eurozona. Così la speculazione ha cominciato l’allegro banchetto. La prima vittima è stata la Grecia, poi è toccato a Irlanda, Portogallo e Spagna, quindi all’Italia. Si è alterata la democrazia nel tentativo di fermare il massacro. Invano. La prossima preda è la Francia, ma neppure la stessa Germania, che ha un debito enorme, è al riparo, soprattutto se la sua crescita rallenta.Eppure la schiacciasassi teutonica si aggrappa a regole concepite 18 anni fa (un altro mondo!) e tira dritto per la sua strada. Che è poi quella di scaricare sui Paesi vicini i problemi della Germania. Se non cambierà idea, non ci basteranno tutti i Monti di questa Terra. di Massimo de' Manzoni