Passera, dalla banca alla politica: studia da premier
Squillano le trombe e rullano i tamburi (dell'alta finanza). Le banche vanno ufficialmente al potere. Nel governo tecnico di Mario Monti c'è un nuovo superministro: l'etichetta sbiadita viene staccata dal petto dell'uscente Giulio Tremonti e viene graffettata sulla fiammante giacca di Corrado Passera, che pur lavorando da un altro dicastero (non quello dell'Economia, ma quello monstre che unisce Infrastrutture, Sviluppo Economico e Trasporti) diventa di diritto il nome forte della squadra del professore di Varese. Proprio come fu Tremonti prima che il gigantiaco ruolo venisse ridimensionato dai suoi veti e dai malumori del Pdl, proprio come fu Giulio nei giorni in cui l'Europa guardava a lui, e a lui soltanto, come papabile salvatore della (nostra) patria. Con un pizzico di malizia... - Una scelta strana, quella di Corrado Passera? Visto con superficialità - o senza malizia, decidete voi - l'abbandono del timone di Banca Intesa (lascia la poltrona di amministratore delegato del primo istituto italiano) può essere visto come un coraggioso balzo verso la vita politica, nel nome dell'Italia. Un salto temporaneo, e quel che sarà sarà. Vista con un pizzico di malizia - o lungimiranza - la scelta di Passera può essere interpretata come una scelta di campo, giusto per citare un'espressione cara a Silvio Berlusconi. Una scelta di campo: quello della politica, dove la lunga e proficua militanza nella finanza non può che aiutare. Il nome del banchiere, già in passato, era stato accostato a una futuribile presidenza del Consiglio. In tempi più recenti il nome di Passera pareva poter essere accolto con una fumata bianca nel conclave della sinistra all'eterna ricerca dell'introvabile leader. Corrado, il Papa nero dei democratici? Si era detto, non s'è (ancora) fatto. In tempi più remoti lo stesso nome di Passera era stato accostato a un governo di destra, un esecutivo guidato da Berlusconi in cui avrebbe potuto avere un ruolo di rilievo. Se ne era parlato, ma non è accaduto. Da che parte starà? - Che Passera possa essere uno degli uomini forti di un prossimo governo di destra, però, non si può escludere a priori. Il punto è che la già citata scelta di campo dell'ormai ex ad di Banca Intesa, ossia la politica, ha un obiettivo ben preciso. Corrado ha gettato la maschera: mira alla presidenza del Consiglio. Con chi? Troppo presto per poter azzardare previsioni realistiche. Vedremo cosa accadrà in questi mesi. Il mosaico delle prossime alleanze elettorali è tutto da comporre. Passera potrebbe stare di qua. Oppure di là. Pare più ostico vederlo in veste di premier in una coalizione di centrodestra (sono troppi i candidati credibili, la concorrenza sarà spietata e il suo nome, inoltre, potrebbe creare qualche diffidenza tra gli elettori). Non è però fantapolitica vederlo ancora con la pettorina che fu di Tremonti. Sembra invece più facile vederlo alla guida di una coalizione di sinistra, come leader del Partito Democartico. Già le correnti del Pd avevano provato a tirarlo per la giacchetta, senza riuscrci. E il Pd ha bisogno di un leader come dell'ossigeno.