Quanto ci costa il tempo perso Borsa e titoli di Stato nel mirino

Giulio Bucchi

Monti o non Monti, il trend a Piazza Affari non cambia. Le incertezze sulla composizione della squadra del governo tecnico e sul programma, certo, pesano: la sfiducia dei mercati si ripercuote sia sulla Borsa milanese sia sui nostri titoli di Stato. Il messaggio è chiaro: ad ogni accelerazioni un miglioramento, ad ogni frenata diplomatica un collasso. Bisogna fare in fretta, dare un governo e una leadership all'Italia. Eppure il nuovo premier è ancora alle prese con consultazioni chilometriche. Ventuno gruppi parlamentari, giovani, donne, parti sociali, sindacati, confagricoltura. Monti vuole legittimamente avere cognizione di quello che chiede il Paese, ma i mercati non aspettano. E in questo senso, qualche colpa ce l'ha anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L'errore di Napolitano? "Colpetto di mano a metà" Pietro Senaldi su LiberoTv Apertura da incubo - Così, in apertura di contrattazioni il ritornello non prevedeva variazioni, con l'indice meneghino che registrava ampie perdite. La tensione è rimasta alta per tutta la mattina, con le Borse europee che, al giro di boa, venivano trascinate al ribasso dalle continue vendite sui titoli del comparto bancario. Nel dettaglio, il paniere principale di Piazza Affari, l'indice Ftse Mib, era arrivato a perdere anche 3 punti percentuali, per poi riguadagnare parte del terreno perduto: intorno alle 14 lasciava l'1,74 per cento (la risalita è inziata dopo l'apertura del segretario del Pdl, Angelino Alfano, al possibile successo nel creare la squadra di governo di Mario Monti). Quindi, spinto dai dati provenienti da oltre oceano, il listino milanese intorno alle 15.30 era passato in positivo: l'Ftse Mib prendeva lo 0,33%, mentre l'All Share lo 0,19 per cento. A fine giornata il dato però era ancora negativo: chisue le contrattazioni, l'Ftse Mib ha perso l'1,08%, mentre l'All Share l'1,01 per cento. Tracollo per Finmeccanica, che ha perso il 20 per cento. Titoli sotto attacco - In altalena anche lo spread, il differenziale che misura il livello di rischio dei titoli di Stato italiani. I mercati restano molto scettici sulla possibilità che l'incaricato Mario Monti sia in grado di guidare una compagine di governo in grado di attuare in tempo breve le riforme che ci ha chiesto Bruxelles. Il differenziale, così, scollinava oltre quota 530 punti base, riavvicinandosi al massimo sotto i colpi del quale perì il governo guidato da Silvio Berlusconi, costretto alle dimissioni. Successivamente lo spread è ritornato sotto i 525 punti. Nonostante le cifre decisamente più contenute, in questo martedì è però più la Francia a preoccupare. Parigi è sotto attacco speculativo, e la forbice con il Bund tedesco degli Oas (i titoli di Stato francesi) ha raggiunto il record storico a 180 punti base. E infine la Spagna, la più punita dai mercati. Il debito sovrano spagnolo è all'angolo, e lo spread dei Bonos di Madrid galoppava fino a quota 450 punti base.