Pdl e Pd incontrano Mario Monti Tre ostacoli da superare
Mario Monti non è un politico ma di fatto ragiona e si comporta come tale e ha capito, subito dopo la nomina, che per garantire sopravvivenza al proprio esecutivo ha bisogno di politici in squadra. Oggi il premier incaricato incontrerà Pd e Pdl. Ovviamente i due maggiori partiti spingono perché i ministri siano tecnici, per evitare coinvolgimenti diretti in eventuali misure lacrime e sangue. Ieri il nuovo premier ha trattato a lungo, tra una consultazione e l'altra, e in conferenza stampa, alle 20, ha detto che la presenza di politici nel governo è un "desiderio", non una condizione irrinunciabile. Certo, Monti ha anche detto che ci saranno sacrifici "e non misure lacrime e sangue" e che non potrà accettare "limiti di durata al suo governo". Tre passaggi - presenza politica, durata, programma - che dividono profondamente i partiti (soprattutto il Pdl) e il professore. I ministri - "Mi è sembrato importante dare un segnale aperto e disponibilità avere un apporto dalle forze politiche anche in forma di risorse umane, è un a disponibilità, un desiderio l'importante è che mi diano l'appoggio senza il quale non accetterei il compito, al di là della loro presenza in squadra". Un'apertura che per ora i partiti non raccolgono. Il Pdl, in particolare, oggi chiederà a Palazzo Giustiniani di non aver alcun politico nel governo, nemmeno tra i sottosegretari. La durata - Il secondo punto di contrasto è la durata. Il centrodestra vuole che il governo duri poco, lui rilancia fino al 2013. Il centrodestra rivede lo spettro di Dini e teme che l'operazione trasformi Monti nel nuovo Prodi (candidato premier a sinistra o uomo da spingere per il Quirinale). In sostanza: fare presto, poi andare al voto. Il programma - In agenda ci sono poi le cose da fare. E anche qui Alfano metterà dei paletti. Sulle misure economiche, il Pdl ribadisce il no secco alla patrimoniale e all'Ici, misure che invece Monti non può escludere. La condizione degli azzurri è che si faccia quanto previsto dalla lettera presentata alla Bce dall'ex premier Berlusconi, non un punto di più. E mentre il Terzo Polo dà per scontato che il nuovo governo approvi una riforma della legge elettorale per scardinare il bipolarismo, anche in questo caso il Pdl è chiarissimo: il Porcellum non si tocca.