Mediaset, i giudici e il Pdl: perché Silvio ha cambiato idea

Lucia Esposito

La svolta arriva quando il presidente della Repubblica nomina Mario Monti senatore a vita. A questo punto è chiaro che Silvio Berlusconi ha fatto un altro passo indietro: rinuncia al voto subito. La giornata era cominciata proprio con l'annuncio del premier di dimissioni dopo l'approvazione della legge di stabilità. E' convinto di poter far valere la sua tesi: "La decisione spetta al Capo dello Stato ma io sostengo che dopo il mio governo ci siano solo le elezioni". E candida Angelino Alfano. Ma le sue certezze si bruciano davanti all'andamento dei mercati. Lo spread è di nuovo a livelli storici, il titolo Mediaset è più che in sofferenza (ha perso il 12% dopo essere stato sospeso in Borsa perché sul mercato non c'erano compratori). Se a questo si aggiunge che nel Pdl la fronda di quelli che vogliono tutto tranne le urne diventa sempre più estesa, e la consapevolezza del premier che se sandasse al voto a gennaio il partito non sarebbe ancora pronto e potrebbe uscirne male, i motivi che hanno spinto il premier a ingranare la retromarcia sul governo tecnico si fanno poiù chiari. Il premier ha avrebbe tuttavia chiesto di avere, a garanzia del Pdl, Gianni Letta come vice premier e alla giustizia un ministro a lui graditco come Nitto Palma (forse con l'ok del Pd che lo considererebbe un tecnico d'area).