Berlusconi fa retromarcia: non conviene votare subito

Giulio Bucchi

Silvio Berlusconi avrebbe cambiato idea: votare subito, dopo le sue dimissioni (da rassegnare dopo l'ok al ddl stabilità, forse già lunedì) in questo momento sarebbe un autogol: "Due mesi sono troppo pochi, non riusciremmo a ritrovare le forze", ha confidato ai suoi uomini più vicini il premier. Una retromarcia sorprendente ma fino ad un certo punto. Il Cav ha fatto i conti dopo una giornata di ribassi in Borsa (Mediaset nell'occhio del ciclone) e di speculazioni sui titoli di Stato italiani. Leggi l'articolo: Se Berlusconi lancia Alfano ma pensa a ricandidarsi Leggi l'articolo: La doppia strategia della Lega. Spinge per Alfano, eppure... Prendere tempo è impossibile, imbalsamare il paese fino a gennaio/febbraio troppo rischioso. E poi si è guardato intorno e ha visto un Pdl diviso, tra problemi di tessere, congressi provinciali, primarie, candidati premier. Tutto troppo complicato: si dovrebbe riformare il partito e non c'è tempo. Altro punto: il partito non è solo da riformare, ma da ricompattare. Troppe correnti, divise anche su cosa fare ora. Prende forza, per esempio, la fronda di chi non vuole assolutamente il voto anticipato. Più per interessi di bottega, forse, che per responsabilità nazionale ma tant'è: con il gruppo spaccato, è impossibile tirare le fila e la volata. La soluzione, a questo punto, è il male minore: un governo tecnico d'emergenza nazionale appoggiato anche dal Pdl. Berlusconi sopporterà, turandosi il naso.