Quanto costa l'addio del Cav Mediaset sprofonda in Borsa

Andrea Tempestini

Mediaset paga un conto salatissimo: quello dell'annuncio dell'uscita dalla politica (definitiva? Chissà) di Silvio Berlusconi. Il giorno successivo al passo indietro annunciato dal Cavaliere al Colle, il titolo del Biscione si distingue a Piazza Affari (già funestata dalle vendite e dalle tensioni sui titoli di Stato) per una performance disastrosa, di gran lunga peggiore rispetto a quella di tutte le altre blue chips. A poco più di mezz'ora dalla chiusura delle contrattazioni il titolo Mediaset, maglia nera dell'indice Ftse Mib, ha toccato un nuovo minimo di giornata finendo in asta di volatilità per eccesso di ribasso: le azioni del gruppo della famiglia Berlusconi cedevano un teorico 12,28 per cento. Alla fine delle contrattazioni il passivo è stato confermato: il titolo ha lasciato sul terreno il 12,04% crollando a 2,20 euro per azione; il volume di scambi relativo alle azioni del Biscione è stato pari a quasi quattro volte la media giornaliera registrata nel corso dell'ultimo mese. Ragioni politiche - Dietro a questo mostruoso scivolone ci sono diverse ragioni. La prima di matrice politica: se il Cavaliere si allontana da Palazzo Chigi, secondo diversi analisti, il Biscione potrebbe pagare un pesante svantaggio. Ovvero, dopo la stretta politica sul premier, si teme la stretta giudiziaria ed economica sull'azienda di famiglia. Qualche broker si è spinto anche a valutare quanto possa costare l'uscita di scena del Cavaliere: c'è chi fa corrispondere il calcolo al 15% del giro d'affari del gruppo, ossia in 420 milioni di euro. C'è poi chi alza la cifra fino al mezzo miliardo di euro. Matrice economica - Ma dietro al clamoroso flop di uno dei titoli a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari ci sono anche ragioni economiche. Già alla vigilia il titolo Mediaset aveva vissuto una giornata difficile, lasciando sul campo il 2,9 per cento del suo valore. Gli analisti temevano la presentazione dei conti. Timori poi confermati. Mediaset al 30 settembre segnava un calo dell'utile del 13,4% a 166,6 miliardi, mentre il fatturato è rimasto stabile a 3.040 milioni di euro. E' poi peggiorata la sitauzione finanziaria, con i debiti che sono saliti da 1,6 miliardi (registrati al 31 dicembre 2010) a 1,8 miliardi, mentre la generazione di cassa è scesa da 589,7 milioni a 243, milioni.