Serve una mano dalla sinistra? Titoli di Stato sotto attacco
Chi sosteneva che un passo indietro del Cavaliere avrebbe fatto rimbalzare i mercati europei, dopo le prime avvisaglie in tal senso già arrivate martedì, ha ricevuto una nuova conferma: no, non basta che Silvio Berlusconi si faccia da parte perché il Belpaese spazzi via i suoi problemi e la speculazione. La dimostrazione è arrivata sia dal tracollo da panico di Piazza Affari, sia dalla tensione stellare sui nostri titoli di Stato. Il dubbio è che i mercati abbiano reagito con terrore alla prima 'spruzzata' di sinistra sulla politica italiana. Ora che Berlusconi ha chiesto l'appoggio di tutte le opposizioni per varare il prima possibile le misure di austerità chieste da Bruxelles, la paura dei mercati è che la fiera opposizione a oltranza di Bersani&Co porti il Belpaese al disastro irreversibile. Nel frattempo, il governo prova a correre ai ripari. Il maxiemendamento alla legge di stabilità, atteso in Senato già in mattinata, arriverà a Palazzo Madama intorno alle 16 del pomeriggio. Decisiva la visita del ministro dell'Economia Giulio Tremonti al Quirinale, per illustrare a un preoccupatissimo Napolitano il provvedimento. "La partita si gioca lì", spiegano dall'opposizione. Guarda il video del vicedirettore di Libero Massimo de' Manzoni Spread da record - In un batter di ciglia il differenziale tra i nostri Btp e il Bund tedesco - le cifrette che quantificano la possibilità che gli impegni presi con i titoli di Stato non vengano onorati - è schizzato a livelli da vero e proprio crac, in una crescita verticale pressoché impazzita (un colpo pesante è arrivato dalla società Lch Clearnet: ve ne diamo conto nel seguito dell'articolo). Record dopo record, lo spread ha toccato i 563 punti base. Fino al giorno precedente il record storico era stato pari a 500,5 punti base. In mattinata, subito, ci si era accorti che le cose andavano male, con il differenziale che arrivava a 501, poi a 510 e via all'insù fino alle spaventose vette che dipingono un quadro a tinte foschissime. Un debito da rifinanziare a queste condizioni - il rendimento ha sforato il 7%, la soglia considerata insuperabile, pena l'insolvenza - non è sostenibile per le casse del Tesoro, gravate da un debito pubblico storicamente ipertrofico. A fine giornata lo spread ha chiuso a quota 552 punti base. Piazza Affari in picchiata - Le ripercussioni dell'instabilità politica si sono viste anche a Piazza Affari. In apertura di contrattazioni il listino Ftse Mib mostrava euforia e schizzava anche di quasi 1,5 punti percentuali. Peccato che l'euforia fosse effimera: la corsa è stata azzerata in pochi minuti. Quindi il paniere principale è velocemente scivolato sotto la parità: intorno alle 10 perdeva 1,9 punti percentuali, mentre il complessivo All Share lasciava l'1,75 per cento. E anche in Borsa è continuata la corsa al ribasso, con il paniere principale che intorno all'ora di pranzo ripiegava d 4,1 punti percentuali, mentre il compessivo All Share perdeva il 3,86 per cento. A fine giornata l'indice Ftse mib di Milano ha lasciato sul terreno il 3,78%, mentre l'All Share il 3,63 per cento. La capitalizzazione complessiva di Piazza Affari si è assottiliata in una singola seduta di 12,9 miliardi, scendendo a un totale di 341,9 miliardi. Giù le banche - Pesante l’intero comparto bancario, con Unicredit a guidare le perdite (-6,81%) seguita da Intesa Sanpaolo (4,25%), Mps (-4,92%), Banco Popolare (-5,31%) e Mediobanca (-4,29%). Bpm lascia sul terreno un altro 6,11% e scende a 0,34 euro per azione; in caduta libera i diritti sull'aumento di capitale, che crollano del 78,28% a poco poù di 2 centesimi di euro. Ribassi anche nel comparto industriale, a cominciare dalla galassia del Lingotto: Fiat perde il 5,07% e Fiat Industrial il 5,27%. Pirelli, unico titolo positivo in mattinata, lima lo 0,08% realizzando il miglior risultato tra i titoli principali. Tra gli energetici, Enel cede il 5,35% ed Eni l’1,88%; scende Impregilo (-5,47%) nel giorno della trimestrale, Buzzi segna -4,35%. In flessione anche Telecom (-4,5%) e Stm (-2,6%); Lottomatica chiude in calo del 7,62% anche a causa della conferma della nuova tassa del 6% sulle vincite ai giochi sopra i 500 euro a partire dal 2012. La mazzata di Lch Clearnet - Un vero pugno in faccia al mercato dei titoli di Stato - e di conseguenza a Piazza Affari, che sconta la debolezza delle banche che ne compongono la gran fetta di capitalizzazione - è arrivato dalla Lch Clearnet, una società londinese che gestisce la stanza di compensazione per le transazioni internazionali di titoli di Stato e pronti contro termine. La società indipendente, che nel settore è la seconda per importanza al mondo, ha deciso un aumento dei margini di garanzia sui Btp italiani: la quota di deposito addizionale che chiederà ai clienti che trattano cedole italiane e prodotti indicizzati salirà infatti all'11,65% rispetto al precedente 6,65% (le nuove soglie entreranno in vigore a mercati chiusi). Un aumento macroscopico del valore del titolo che la società chiede alle controparti per garantirsi in caso di perdite. Più un titolo viene reputato rischioso, più vengono alzati i margini: un balzo che corrisponde quasi a un raddoppio è stato interpretato dai mercati come una vera e propria scomunica dei nostri Btp. Indici europei - Seduta nel segno dei ribassi per i mercati europei con Parigi che cede il 2,17% a 3.075 punti, mentre Londra perde l’1,92%. In rosso Francoforte (-2,21%), Lisbona (-1,25%), Amsterdam (-3,15%) e Atene (-2,75%).