Tremonti lavora alle imposte: si rischiano Ici e patrimoniale
Il conto alla rovescia è partito. Il maxiemendamento al ddl stabilità - che il governo si appresta a presentare tra lunedì sera e martedì - dovrebbe contenere tutte quelle misure promesse a Bruxelles per garantire la stabilità dei conti pubblici e il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio. Martedì sbarcherà in commissione Bilancio e bisognerà vedere cosa conterrà. Il titolare del dicastero di via XX Settembre, Giulio Tremonti, non ama le anticipazioni. E anche questa volta ne resta ben lontano: «Non parlerò né di politica né di temi finanziari. Vi annoiero parlando di filosofia», avverte Tremonti intervenendo ad un convegno a Taormina. L’unica ammissione del ministro è che questa crisi segna «la vittoria della finanza sulla politica». Però, con il passare delle ore e le stringenti richieste («misure strutturali e non una tantum») che arrivano dall’Ue e adesso anche dal Fondo monetario internazionale, saltano fuori nuovi provvedimenti che potrebbero, all’ultimo, entrare nel testo. Tra tutti una patrimoniale oltre 1 milione di euro (forse 1,5 milioni di patrimonio personale), il ritorno dell’Ici sulla prima casa e l’obbligo di privatizzazione delle società di servizi pubblici locali. E ancora: la defiscalizzazioni - Ires e Irap - per le concessionarie che investono nelle infrastrutture e la possibilità di aprire una Srl solo con un atto privato dal notaio e di sostituire i libri contabili con l’estratto conto bancario. I privati che investiranno in strutture sanitarie e avranno la possibilità di sostituire i finanziamenti con bonus fiscali; un piano per dotare di infrastrutture antincendio gli alberghi e l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di rilasciare entro due mesi alle imprese fornitrici una certificazione del loro credito, così da renderlo bancabile il credito (e quindi chiedere anticipi). Per oggi pomeriggio è previsto un nuovo incontro in vista della presentazione, lunedì pomeriggio, in Senato. Fin qui le ipotesi. Più concreta e strutturata - nel capitolo privatizzazioni - è la vendita dei terreni agricoli detenuti dal Demanio e oggi gestiti da una miriade di soggetti pubblici (comuni, province, enti locali, anche associazioni, ospedali e parrocchie). Si tratta di ben 338.127 ettari di Superficie agricola utilizzata (Sau) che secondo stime della Coldiretti potrebbero far affluire nelle casse dello Stato oltre 6 miliardi di euro se si procedesse alla vendita. La proposta - avallata dal ministro dell’Agricoltura Saverio Romano - era stata già perorata anni addietro dal predecessore, Luca Zaia, su sollecitazione della Confagricoltura. Peccato che però le stime sul valore di questo tesoretto agricolo fu ben diversa: 1 miliardo a spanne. E il 50% dei terreni andrebbe riservato ai giovani agricoltori. Potrebbe trovare spazio nel maxi anche la proposta del ministro delle Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, di pagare lo stipendio a parlamentari a ministri in Buoni del Tesoro poliennali (Btp): «Sarebbe un segnale importante», dice la Meloni. di Antonio Castro