Alluvione, Genova in ginocchio Ora scatta l'allarme in Piemonte
Dopo la tragedia di Genova, oggi è stato di allerta in Piemonte. Nelle ultime 12 ore sono state registrate piogge con valori forti su tutto il Piemonte. Lo rileva il bollettino di aggiornamento diramato alle 6 dal Centro funzionale regionale. In particolare, - spiega una nota della regione - in provincia di Alessandria si segnalano criticità diffuse per frane ed esondazioni nella zona di Ovada . Le portate della Bormida hanno superato i valori di elevata criticità con il contributo dell’Orba, la cui onda di piena sta defluendo verso valle. Dalle altre province non sono state al momento comunicate situazioni particolari di criticità. Una quindicina di famiglie sono stare evacuate a scopo precauzionale dalle proprie abitazioni a Ovada: i tecnici hanno infatti rilevato una serie di movimenti franosi che potrebbero creare problemi. Nella zona viene tenuto sotto costante controllo il livello dei fiumi: il Bormida è già un metro oltre il livello d'allarme, mentre non presentano criticità al momento lo Scrivia e l'Orba. «Ma che paura ci fa quel mare scuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai». Non sta fermo e quando si muove uccide anche. Le parole della famosa canzone di Paolo Conte («Genova per noi» del 1976) stanno lì a testimoniare quello che la natura, quando si ribella, può provocare. Ma stavolta, come in tanti altri tragici casi, è soprattutto l’incuria umana a scatenare le forze naturali che ieri si sono accanite contro il capoluogo ligure. Non il mare, ma la pioggia caduta, da ieri mattina fino a sera, su Genova che ha provocato sei morti e un disperso. Guarda il video Una valanga di acqua, che le previsioni annunciavano da giorni, ha colpito la città di mare, dopo essersi abbattuta sulle Cinque Terre, nello spezzino e nella parte nord della Toscana, al confine con la Liguria. Delle vittime accertate, cinque hanno trovato la morte nell’androne di un condominio. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto un gruppo di persone attraversare di corsa la strada e rifugiarsi dentro un palazzo. Non è bastato: l’onda di piena li ha raggiunti, travolgendoli. In quell’androne sono morte una donna albanese di 28 anni, Shpresa Djala, e le sue figlie: una bambina di circa un anno, Gianissa Diann e Gioia di otto. Con loro ha perso la vita anche Angela Sanfilippo, 40 anni, moglie di un agente di polizia penitenziaria. In una altra parte della città un’anziana donna ha perso la vita travolta dall’ondata di acqua, proprio in mezzo alla strada. Schiacciata tra due auto, i vigili l’hanno estratta senza vita. Mentre una bambina data per dispersa in mattinata, dopo le esondazioni dei torrenti Bisagno e Fereggiano, è stata ritrovata poche ore dopo. Tante le storie che si sono intrecciate in un giorno triste che ai più anziani genovesi ne ha ricordato un altro terribile: quello del 7 ottobre del 1970, quando un’altra alluvione provocò 25 morti. E le testimonianze di chi ha vissuto questa ultima tragedia sono tante. C’è quella di Francesco Plateroti, eroe per caso di 45 anni, il quale ha visto morire le cinque persone intrappolate nell’androne. Ha rischiato anche lui di perdere la vita, ma è riuscito a salvare due persone, mentre per gli altri, purtroppo, non c’è stato niente da fare. «C’era un ragazzino che gridava “c’è la mamma, c’è la mamma”, ma io non la vedevo più, non ho potuto fare nient’altro. Sono riuscito a tirare fuori lui e un anziano, che tra l’altro conosco. Ma gli altri non si vedevano piu». Domenico Sanfilippo, 15 anni, e l’amico di Francessco, Ranieri di 60, si sono salvati proprio grazie a questo eroe per caso. Erano rimasti aggrappati alla ringhiera del sottoscala. «Non riuscivo a tirare fuori quel ragazzo», ha raccontato Plateroti, «perchè la corrente lo tirava giù. Gridava aiuto. Poi ho trovato un ramo e glielo ho allungato e non so come l’ho tirato fuori. L’altro signore non è riuscito proprio a muoverlo, era troppo pesante, era incastrato. Gli ho detto di girarsi, lui si è mosso e non so come sono riuscito a tirarlo fuori». Su Genova ieri sono caduti oltre cinquecento millimetri di acqua. La Protezione civile ligure ha ribadito che l’allerta 2 - il massimo grado - non finirà fino alle 12 di domani. Infatti la pioggia è ricominciata a cadere ieri sera verso ora di cena, accompagnata da violente raffiche di vento. Così sembrano ancora un triste presagio ancora le parole conclusive di «Genova per noi», del piemontese Conte il quale cantava «...che ben sicuri mai non siamo, che quel posto dove andiamo, non c’inghiotte e non torniamo più». E in questo caso, purtroppo, non sono solo canzonette. di Giampiero De Chiara Guarda la gallery: 'Catastrofe a Genova'