MilanLab, nove anni di misteri Tutti i gialli fino ad Antonio
«MilanLab ha consentito nell’arco di tre stagioni di diminuire il numero degli infortuni non causati da traumi di gioco di circa il 90 per cento». Così recitava il sito del Milan nel 2009 a proposito della super struttura medica rossonera, con attrezzature stile Nasa e la missione di preservare la salute dei preziosi giocatori di casa. TANTE SFORTUNE Quanto sembrano lontani quei tempi di serenità per il centro pensato, voluto e costruito dal chiropratico Jean Pierre Meersseman ed entrato in funzione nel marzo del 2002. Un grosso investimento che prometteva di ridurre il problema degli infortuni della squadra rossonera. Le cronache delle ultime stagioni ci raccontano però di problemi fisici a raffica - spesso inspiegabili o mal diagnosticati - fino agli ultimi incredibili casi di Rino Gattuso e Antonio Cassano. «Sta migliorando, siamo ottimisti», ha detto Galliani annunciando per oggi il bollettino medico congiunto con il Policlinico di Milano, dove il barese è ricoverato da sabato per un apparente episodio di ictus ischemico transitorio. La diagnosi suggerita ieri dall’Ansa non è stata però confermata dal Milan. E intanto Cassano ieri ha ricevuto la visita di tifosi («sotto la Sud torna a segnare», lo striscione dei fan), compagni (Pato e Antonini non convocati per la Bielorussia) e rivali (Lapo Elkann, Materazzi, Pazzini e il vicedg dell’Inter, Filucchi). Tante le ipotesi sul malore causato a Malpensa e qualche ombra sul centro rossonero: stress (l’aspetto mentale è tra i più importanti per il Lab), un virus o - secondo Berlusconi - un difetto cardiaco. E in tal caso si tratterebbe di un problema non diagnosticato o sottovalutato. Le stesse ombre che avvolgono il caso Gattuso, colpito sì da un male rarissimo (paresi sesto nervo cranico), ma sceso in campo contro la Lazio nonostante qualche problema di vista. Una beffa per chi legge sul sito del Milan che «la prevenzione e l’approccio sistemico rappresentano i principi cardine sui quali poggia le proprie basi il MilanLab». Meersseman racconta che l’idea del Lab gli venne dopo la “tragedia” Redondo. Idoneo alle visite mediche, lo spagnolo si stirò dopo dieci giorni di allenamento per non riprendersi mai più. Da lì la necessità di un approccio più completo. «L’aspetto medico è solo una parte. Si raccolgono dati su tutti gli aspetti dei giocatori per decidere come impostare gli allenamenti», racconta Massimo Oddo, neolaureato in Management dello sport con una tesi proprio su MilanLab. Colonna vertebrale, deambulazione, sistema masticatorio e appoggio podalico: questi gli esami rivoluzionari del sistema rossonero. Perché evitare gli infortuni è impossibile, ma prevenirli si può. Queste stesse armi si sono rivolte contro il Lab a partire dal 2008: le prime accuse arrivarono da Ronaldo, fermo per mesi per un infortunio muscolare nonostante le cure sperimentali. Da lì tutto è precipitato: la schiena di Nesta (un problema preannunciato da Meersseman, ma poi precipitato), la pubalgia di Kakà («sono migliorato più una settimana in Nazionale che in cinque con il Milan», fu la celebre frase del brasiliano), la coscia di Borriello (operando una ciste si scoprì il distaccamento del muscolo dal tendine). CI PENSA TAVANA Il Lab è stato molto ascoltato anche in fase di mercato, quando ha bloccato gli arrivi di Poulsen, Gallas e soprattutto Aly Cissokho: problemi ai denti, al pube e respiratori per il francese. Il terzino sembrava un catorcio ambulante durante la trattativa con il Porto: finito al Lione, in due anni ha giocato 60 partite alla grande. In estate il ritorno di Rodolfo Tavana come responsabile medico e la riduzione degli investimenti nel MilanLab non hanno però arginato i problemi. E dopo l’undicesimo infortunio muscolare in due anni per Pato nonostante la cura americana, anche Adriano Galliani è sbottato: «Ho fatto fare una riunione all’allenatore, al preparatore e allo staff medico per cercare di capire come mai un giocatore che per due anni (2008-09) è stato benissimo adesso è vittima di tutti questi problemi». Resta un mistero, come tanti altri attorno a MilanLab. di Francesco Perugini