La Merkel spera in Napolitano Dimentica che era comunista

Costanza Signorelli

Governo tedesco in pressing sull’Italia. Tuttavia preferisce rivolgersi al presidente della Repubblica anzichè al capo del governo. Dice  Steffen Sibert, portavoce di Angela Merkel: «Il presidente Napolitano ha detto nei giorni scorsi che, ora più che mai, ci troviamo in un mare in tempesta e tutti sulla stessa barca. Ogni Paese deve dare il suo contributo. E questo è il momento che l'Italia agisca. Non possiamo che esser d’accordo con Napolitano e confidare sul fatto che anche la guida dello Stato la veda così». Per Palazzo Chigi solo la considerazione che domenica «ci sono stati domenica buoni colloqui fra Angela Merkel e Silvio Berlusconi, anche alla presenza di Nicolas Sarkozy». Il videoeditoriale su LiberoTv: "Sarkò e Merkel non sanno ciò che dicono" Insomma l’unico riferimento a Berlino è il Quirinale. Palazzo Chigi sembra essere diventato un indirizzo secondario. Eppure la lettera di Berlusconi è stata, almeno ufficialmente, apprezzata da tutta l’Unione Europea. Contiene «riforme serie e tempi certi di realizzazione». L'hanno elogiata Mario Draghi, in volo per Francoforte dove guiderà la Bce  e il  presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, ultimamente assai poco tenera con il governo. In Italia, solo la sinistra ha fatto le barricate, storcendo il naso sulle pensioni e schierandosi con i sindacati contro la modifica delle norme su lavoro. Per non parlare della privatizzazione dei servizi pubblici locali. E il Quirinale? Napolitano è stato uno dei pochi vertici istituzionali a non sbilanciarsi. O meglio: a spronare Berlusconi prima e a non complimentarsi con lui dopo il vertice di Bruxelles. Cautela bipartisan o qualche perplessità sulle misure annunciate dal governo, in linea con la formazione politico-culturale del presidente all’interno del vecchio Pci di cui è stato fino alla fine uno dei grandi dirigenti? Perchè poi, a ben vedere, sono proprio i vertici della sinistra a ostacolare il cammino delle riforme. Perchè per loro il Cavaliere ha sempre torto. Qualunque cosa faccia. Quando prende rimproveri da Bruxelles in quanto «aumenta l’isolamento dell’Italia». Ma anche quando si allinea alle posizioni dei partner perchè «consente all’Europa di commissariare l’Italia». Non è possibile che qualunque cosa accada è sempre sbagliata. Il ponte tra la Merkel e il Quirinale finisce così in un vicolo cieco. Mai una volta che dal Quirinale siano partite sollecitazioni pubbliche all’opposizione perchè assuma atteggiamenti più costruttivi. Semplici inviti all’unità di intenti  buone per tutte le stagioni. Forse se Francia e Germania coprissero direttamente la spalle al Cavaliere renderebbero più efficace l’azione del governo. Nascondersi dietro il Colle significa prendere le distanze. Come dire che se il Cavaliere vince sono tutti pronti a salire sul carro del trionfo. Altrimenti perde da solo. A suo totale rischio e pericolo perchè ci può sempre essere la carta di riserva del governo tecnico per fare le riforme. Un sistema per rimettere in gioco un’opposizione altrimenti condannata a chiedere, come un disco rotto, le dimissioni dell’esecutivo. Un gioco molto cinico alle spalle degli italiani. di Nino Sunseri