I sindaci Pd lanciano i No Tav poi tirano indietro la mano
Quando il gioco si fa duro, i molli cercano di filarsela. Ma ormai hanno lanciato il sasso e tirare indietro la mano diventa difficile. E' un po' la situazione del Pd e della sinistra, che per mesi hanno appoggiato, cavalcato, sostenuto ogni tipo di protesta di piazza contro governo e forze dell'ordine e ora, dopo il disastro di sabato scorso a Roma, vorrebbero tanto calmare le acque. Impossibile: domani mattina, alle 10.30, i No Tav andranno di nuovo alla carica del cantiere della Maddalena, in Val di Susa, per bloccare "ad ogni costo", come ha ribadito il leader dei manifestanti Alberto Perino, il proseguimento dei lavori dell'alta velocità Torino-Lione. "Tagliare le reti", ma pure tirare sassi, magari molotov e bombe carta come qualche mese fa. "Val di Susa, la paura di un nuovo disastro". Massimo De' Manzoni a LiberoTv Il bello è che il movimento di protesta non è composto da black bloc, ma dalla cosiddetta società civile. Anzi, pure dai politici. A Chiomonte e dintorni quasi tutti i sindaci democratici sono scesi in strada contro il cantiere. Domani no, anzi: temono gli scontri e l'effetto boomerang delle violenze degli antagonisti e invitano la gente a non andare in corteo. E chi accusa i finto-pacifisti valligiani di contiguità con i No Tav, si becca un linciaggio mediatico. Il deputato Pd Stefano Esposito ha chiesto "provvedimenti legislativi sul modello dei Daspo" per i soggetti sospetti. Apriti cielo: sulla pagina web del comitato No Tav di Torino campeggia la sua foto contornata di insulti. L'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha ricordato: "Quelle incappucciate non sono che frange estreme di un movimento, conosciute, con le quali ci sono state e ci sono contiguità precise e facili da indicare". Peccato che qualcuno, tra i suoi colleghi e nella magistratura (l'ex membro del Csm ed ex presidente di Magistratura democratica Livio Pepino, per esempio, domani sarà in strada a protestare), preferisca voltare la testa.