Il Senatùr in mezzo alla bufera. Metalmeccanici contro Trota

Lucia Esposito

Il 9 ottobre la contestazione a Umberto Bossi al congresso della Lega a Varese, con il video esclusivo su LiberoTv. Questa mattina quella che ha travolto il figlio del Senatùr Renzo, anche se di tutt'altra natura. Non un bel momento per la famiglia-simbolo del Carroccio. Di seguito l'articolo di Matteo Pandini Prima tre delegati, poi il parlamentare Giuseppe Leoni e Umberto Bossi. Eccole, le immagini del congresso-choc di Varese, celebrato una settimana fa a porte chiuse in un albergo della città. Su libero-news.it, da ieri pomeriggio, ci sono i video con gli interventi dei leghisti in un’assise bollente e che ha incoronato tra mille polemiche il nuovo leader provinciale Maurilio Canton, così come desiderato dal Senatur. Che non fosse filato tutto liscio, nonostante le smentite di rito, lo si sapeva. Ma i filmati integrali dimostrano fino a che punto è arrivata la temperatura della base lumbard. Ha cominciato Stefano Gualandris, capogruppo in Provincia, che s’è rivolto direttamente al leader: «Non ho percepito autorevolezza ma autorità in quello che è accaduto», visto che alla vigilia i candidati alternativi Leonardo Tarantino e Donato Castiglioni erano stati invitati a fare un passo indietro. Canton? Avrebbe dovuto dire grazie, «ma preferisco correre alla pari con gli altri». Applausi scroscianti dell’assemblea e fischi quando Andrea Gibelli, vicegovernatore lombardo che coordina i lavori, ricorda a Gualandris che deve concludere. È poi il turno del consigliere comunale di Cantello, Giorgio Sali: «È un momento difficile», le divisioni interne «ci sono». D’altronde «in questo congresso c’è qualcosa che non quadra». Il motivo è sempre quello, il candidato unico. «Questa non è la Lega!». Boato. Poi se la prende col «nepotismo e gli amici degli amici». Applausi. «Non vedo neanche un parlamentare passare nelle sezioni». Altra ovazione. Bossi contestato: le proteste della base quando prende la parola su LiberoTv Bossi contestato: le parole dei delegati su LiberoTv Renzo bossi contestato: i metalmeccanici contro il Trota Alessandro Vedani, ex sindaco di Buguggiate, attacca: «Bossi ci ha insegnato che per fare politica servono le tre c. Cuore, cervello e coglioni. In questo momento non vedo nessuna di queste». La platea si spella le mani, Vedani attacca: «Vedo delle piccole lobby interne, molto piccole». Il candidato unico? «Non l’ho capito, in giro dicono “Canton chi?”». Una pausa. «Non so cosa sia stato raccontato al nostro grande capo, c’è un black-out comunicativo. Bossi diceva che c’era distinzione tra capi e capetti: i capi uniscono, i capetti dividono. Secondo me, Bossi ha intorno capetti». Ovazione. Parte il coro «voto, voto» per chiedere che i militanti possano esprimersi su Canton. Vedani se la prende con chi, quando il Senatur stava male, lo dava per spacciato e immaginava cosa fare del movimento. Umberto «fu salvato da Giancarlo Giorgetti (leader della Lega Lombarda, ndr) e Leonardo Tarantino». Seguono altre accuse pesantissime contro il gruppo che circonda il ministro delle Riforme, con riferimenti neanche troppo velati al cerchio magico. Una voce interrompe gli applausi. «Bugiardo!». È Paola Reguzzoni, sorella del capogruppo alla Camera Marco, anch’egli presente in sala. Gibelli riporta la calma, «ognuno può dire quello che vuole», ci sono applausi, Vedani aggiunge: «Il candidato unico non è dignitoso, avrei preferito che tutti e tre si ritirassero. Fossi io il candidato unico mi sentirei una merda!». La sala dell’Atahotel di Varese esplode. «Invito a votare scrivendo Umberto Bossi sulla scheda, è per lui che si fa questo, anche se io sarò preso a calci in culo...». Poi arriva Giuseppe Leoni: «Non dobbiamo dividerci!». Altri cori «voto, voto». È il caos. Entra in scena Umberto Bossi che saluta Giorgetti con un pugno sulla mano. Col leader ci sono i figli Renzo e Roberto Libertà, ma è il primo a stargli appiccicato quando entra in sala. Umberto chiede unità, si raccomanda di «voler bene ai militanti», attacca i giornalisti, esclude l’esistenza dei maroniani. Bobo è lì, in prima fila. «Maroni e io siamo amici» giura il Senatur. Salta su Gibelli e suggerisce di dare per fatta l’incoronazione di Canton, «per acclamazione». La platea esplode. Umberto è spiazzato. Un militante riprende la scena col cellulare e viene rimproverato dal palco. Gibelli ripassa la palla al leader che assiste attonito, l’assemblea urla «Bossi Bossi» e «voto voto». Canton tace. Tiene la bocca chiusa anche il segretario provinciale uscente e maroniano di ferro Stefano Candiani, ma solo perché non gli danno la parola. Una volta uscito, Bossi darà la colpa a dei fascisti nelle prime file. Per farvi la vostra idea, basta un clic su libero-news.it. di Matteo Pandini