Flavio Tosi assomiglia a Fini: tra Repubblica e Santoro
Puntuale come un avvoltoio, Repubblica si è appollaiata sulla spalla di Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona. Accade ogni volta che il giornale di Ezio Mauro sente puzzo di insubordinazione, di grane interne al centrodestra: non vede l’ora di sobillare, ravanare alla ricerca della scintilla che scateni il pandemonio. «Flavio Tosi si toglie il bavaglio», era l’incipit dell’articolo di Rodolfo Sala. La trama del racconto l’abbiamo già sentita: ecco l’eroico dissidente che si ribella agli autocrati Bossi e Berlusconi; ecco finalmente una voce libera pronta a opporsi al pensiero unico. In effetti Tosi non ci è andato leggero. «Berlusconi si faccia da parte, ci vuole un nuovo governo», ha proferito. Ha spiegato che serve una maggioranza più ampia e solida, aperta ad altre forze come l’Udc e, chissà, Futuro e Libertà. Inoltre, vede la necessità di una «nuova premiership», magari di Alfano o Maroni. Più Tosi ripeteva che «Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro», più ribadiva che l’esecutivo è poco credibile e non ha la forza per governare, e più a Repubblica si eccitavano, osservando il fiume impetuoso d’acqua che affluiva al loro mulino disfattista. Chissà poi come hanno goduto (condividendo il piacere con i colleghi del Fatto) quando ieri il sindaco veronese ha versato un obolo a Michele Santoro, il quale da qualche giorno sta raccogliendo elemosine per sostenere la nuova trasmissione Comizi d’amore. «Pur non condividendo le idee di Santoro», ha detto Tosi, «aderisco alla sua iniziativa sottoscrivendo 10 euro per l’associazione Servizio pubblico perché ritengo giusto garantire libertà di espressione anche per idee diverse dalle nostre». Bastano queste prese di posizione a trasformarlo in un piccolo eroe degli amici progressisti, i quali ora non perderanno occasione per coccolarlo. La domanda, tuttavia, è se al sindaco convenga davvero incamminarsi su questa china. Già nei mesi scorsi si era profuso in elogi per il sindaco di Salerno De Luca (di centrosinistra). In giugno dichiarò di essere stato favorevolmente colpito dall’elezione di Luigi De Magistris a Napoli. Ora scodella carichi più ponderosi. Per Flavio Tosi, non lo nascondiamo, abbiamo sempre avuto una spiccata simpatia. Amministratore capace, attento alle esigenze reali dei cittadini, in grado di esprimere il sentimento vero del popolo leghista senza fumisterie da Cerchio magico. E - aspetto che non guasta - giovane. Non ci spaventa il fatto che esprima opinioni forti: il dissenso è una risorsa e se il centrodestra se ne fosse accorto qualche tempo fa, forse oggi avrebbe meno problemi. Tuttavia resta una preoccupazione, cioè che il primo cittadino di Verona s’incammini su un sentiero impervio. Un tracciato un po’... finiano. Gianfranco cominciò la sua parabola discendente esprimendo dubbi legittimi sul governo, poi cambiò rotta. Uscì de facto dal centrodestra, s’impelagò in campagne che con la destra, per quanto moderata, non avevano nulla a che fare. Non è stato cacciato dal Pdl per il suo «dissenso», ma perché faceva il gioco della sinistra. Qui, attenzione, non si tratta di essere fedeli alla linea. Siamo grati a Tosi se suona la sveglia, se pungola il governo affinché faccia il suo mestiere. Ma c’è bisogno di foraggiare Santoro o di fornire a Repubblica carne da macellare? Così non si aiuta il centrodestra, semmai si rischia di renderlo più fragile. Lo sappiamo, l’abbraccio mediatico è suadente. È piacevole farsi invitare nell’arena del santorino Corrado Formigli; è galvanizzante ricevere gli elogi di chi fino a ieri ti considerava un bifolco razzista. La stessa fascinazione l’ha subìta il presidente della Camera e pure Tremonti non ne è rimasto immune. Ma a che prezzo? Fini perse per strada la gran parte dei suoi elettori. E quando i giornali non ebbero più bisogno di lui, lo scaricarono. Sappiamo che Tosi non è come il leader di Fli, vale molto di più. Auspichiamo perciò che continui a farsi sentire, ma prestando attenzione a corvi e avvoltoi. A Fla’, ricordate degli amici. E, soprattutto, dei tuoi elettori. di Francesco Borgonovo