Il calvario di Ringhio Gattuso: rischia cecità e il ritiro
Rino Gattuso è uno fuori dal comune. Mentre i suoi 30enni e blasonati compagni - Ibrahimovic e Cassano - inscenano la lagna del «mi sento vecchio», «non ho stimoli», «tra un po’ smetto», lui che di anni ne ha già 33 non vede l’ora di ritornare in campo. Costretto a bordo campo da quell’occhio che non vuol guarire e lo costringe a guardare - bendato - i suoi compagni dalla panchina, Ringhio freme dalla voglia di sfogarsi. È tanta la rabbia accumulata nelle settimane di paura vissute a causa del mistero che sembrava avvolgere la sua malattia. Vista sbiadita, mal di testa e perdita dell’equilibrio: sintomi strani e preoccupanti, che avevano fatto pensare persino a un brutto male. E che avevano fatto temere al centrocampista rossonero di non poter più tornare in campo. «Quando entri in una risonanza magnetica, non sai mai che cosa scoprirai», spiega a Libero Gigi Riccio, amico fraterno del giocatore, «ma se si fosse trattato di qualcosa di grave, Rino l’avrebbe subito annunciato in conferenza stampa». Tutto risale alla prima di campionato: dopo pochi minuti di Milan-Lazio, Gattuso inizia a vedere doppio, sembra disorientato. Lo scontro con Alessandro Nesta che propizia il momentaneo 2-0 ospite è solo una conseguenza, non la causa dell’infortunio. Rino lascia il campo spaventato per iniziare un calvario lungo 20 giorni, in giro per il mondo a consultare luminari. L’unico modo per capire che cosa sia questa subdola malattia è andare per esclusione: e ogni risposta inconcludente è una coltellata per il morale. Ringhio, però, resta attaccato alla sua vita, con la squadra e la società che non lo mollano un attimo. È a Milanello tutti i giorni, non salta un allenamento: palestra, lavoro differenziato, aria di calcio per riempire le giornate e svuotare la testa dai brutti pensieri. Un esempio per i giovani e un trascinatore per tutta la squadra. Anche dalla panchina durante le partite, dove si sgola più dello stesso Massimiliano Allegri. Fino alla buona notizia, che fa sorridere solo perché dà un nome a un mostro sconosciuto: paralisi del sesto nervo cranico. Si tratta di una malattia rara, è causata da un virus ma forse è in parte dovuta anche allo stress. Il nervo bloccato limita l’azione del muscolo retto del viso, impedendo così i movimenti dell’occhio: il bulbo oculare non si sposta oltre la posizione centrale e non dà più vista periferica. E questo vuole dire niente calcio a tempo indeterminato, perché è impossibile diagnosticare i tempi di recupero. «Rino sta soffrendo per le difficoltà della squadra», racconta papà Franco, «ma non si è arreso in tanti anni difficili nel mondo del calcio. E non lo farà ora: se fosse per lui, giocherebbe anche con un occhio solo». Le terapie stanno dando buoni risultati (prima con il cortisone, poi un’iniezione di botulino per stimolare i muscoli della faccia) e Gattuso sembra avere ritrovato la sua grinta. Chi lo ha visto correre giura che sia in forma splendida, ma il ritorno in campo è ancora un miraggio: potrebbe essere questione di settimane, di un paio di mesi o forse di più. In ogni caso, Ringhio non ha tempo né voglia di sentirsi vecchio. di Francesco Perugini