Torino, scontri in ateneo
All’Università di Torino si respira aria di campagna elettorale: ma quella che si respirava negli anni Settanta. Un gruppo di Collettivi studenteschi ha infatti attaccato un banchetto di Azione universitaria – Fuan, un’azione culminata nel lancio di una bomba carta. Quattro agenti sono rimasti feriti e tre studenti di sinistra sono finiti in manette. A raccontare quanto accaduto a Libero-news è Augusta Montaruli, rappresentate di Azione universitaria nell’esecutivo nazionale, che non risparmia critiche all’ateneo piemontese, colpevole di “aver fallito il proprio obiettivo: non è un luogo di pluralismo e il corpo docente solidarizza con questa gente”. "Dalle uova sono passati alle bombe carta" - “Stavamo raccogliendo le firme per le elezioni di maggio”, racconta Augusta, 25 anni, “quando si sono presentati i Collettivi dicendo che noi non potevamo stare dove eravamo”. A controllare quello che stava accadendo c’era la Digos: una volta avvertite le minacce, è partita la chiamata alla polizia per tenere sott’occhio l’ambiente. Ma i Collettivi a quel punto “hanno organizzato una sorta di corteo. Tra questi c’era pure Fabio Benintende, condannato in primo grado ad un anno di carcere. E li ha raggiunto il professore Massaroblo, preside della Facoltà di Lettere”. Solo l’intervento del pro rettore Sergio Roda ha stemperato per qualche istante gli attimi: “Ha detto che noi eravamo legittimati a rimanere perché siamo in campagna elettorale”, prosegue Augusta. Ma quando Roda se ne è andato, è iniziato il lancio di uova, fumogeni, pile e bacheche. Più che altro hanno colpito i poliziotti”. A quel punto gli studenti di sinistra hanno intrapreso praticamente una manovra di accerchiamento, sbucando alle spalle del banchetto, dove si trovava un gruppo di giovani che stava facendo del volantinaggio. E’ ripresa la battaglia con le forze dell’ordine e questa volta è sbucata pure una bomba carta. “C’è stato un attimo di panico, qualcuno di noi per un po’ ha avuto dei problemi con l’udito”, dice Augusta. Una seconda bomba carta è stata lanciata qualche minuto più tardi, quando ormai i ragazzi di Azione universitaria si erano allontanati. Un attacco premeditato - “Era tutto premeditato”, accusa Agusta, “tutto questo è inaccettabile e l’università non si è certo rivelata un luogo di crescita culturale”. Azione universitaria intanto rilancia: “Se non verranno presi i dovuti provvedimenti, chiederemo di chiudere l’ateneo per impedire le elezioni”, conclude Augusta.