Mancini al City si sente povero "Sceicchi? Juve spende di più"

Carlotta Addante

Alla corte dello sceicco. Bella vita, per Roberto Mancini. Via dall’Inter, dove Moratti spendeva e spandeva. Ecco il Manchester City, che vive di petrodollari. Ogni desiderio è un ordine, o quasi. I soldi sono tanti, investiti per risalire la china della gerarchie calcistica d’oltremanica. C’è chi si diverte a contare i soldi spesi, ma Roberto Mancini non ci sta. Vero, i suoi dirigenti spendono, ma non più di altri. E il Fair Play Finanziario non fa paura: anzi, il Manchester City dei ricconi è pronto ad adeguarsi. Mancini, ormai è un giochino estivo, tutti a contare i soldi spesi dal City: finirà mai questa storia? «Troppo facile parlare del Manchester City, su certi argomenti. Ci si dimentica, però, che Real Madrid e Barcellona hanno speso più di noi sul mercato, e non sono neppure le uniche. A differenza di altri, avevamo un motivo ben preciso per attuare una certa politica». Quale? «Il City non era tra i club più titolati degli ultimi anni, la nuova dirigenza s’era prefissato proprio l’obiettivo di assottigliare le distanze con i vari Manchester United, Chelsea, Arsenal e Liverpool. E mi sembra che per arrivare in alto non c’era altra strada che acquistare campioni e giocatori di ottimo livello». Ora che è accaduto il City rallenterà la corsa agli acquisti? «La nostra rosa è di alto livello, la squadre è attrezzata per fare ottime cose sia in Inghilterra che in campo europeo. Normale che in futuro non avremo più bisogno di fare grossi investimenti di mercato. Innesti mirati, quando ce ne sia bisogno. Ma il grosso della ricostruzione è stato già fatto». Vuol dire che il Fair Play Finanziario non vi coglierà di sorpresa? «Una cosa è certa: non appena entrerà in vigore, saremo i primi a rispettarlo. Se il calcio ha deciso di darsi delle regole, chi fa parte di questo mondo deve adeguarsi». Certo che a livello di investimenti tra Manchester City e il calcio italiano non c’è paragone: non trova? «In un certo senso sì, ma è un discorso di carattere generale tra calcio inglese e italiano. E comunque non possiamo ignorare la realtà nella sua interezza. Basta fare i conti per accorgersi, ad esempio, che la Juventus ha speso più di noi. Quindi, credo sia il caso di non farsi condizionare dai luoghi comuni». Resta una grande differenza: il calcio inglese attira investimenti milionari, quello italiano meno. «Questa è una questione differente. Per tanti aspetti, siamo indietro: penso agli stadi, ad esempio. Il calcio inglese ha grande appeal, per atmosfera e valori, il che aiuta a calamitare investitori da mezzo mondo: in questo l’Italia deve recuperare». di Ivo Romano