"Nel 2012 non finirà il mondo" Apocalypse? Mai!

Lucia Esposito

«No, non si preoccupi, la fine del mondo non è prevista dai Maya per il 2012. Però… Però qualcosa cambierà. Anzi, cambierà tutto il nostro di concepire il mondo». Lo dice  uno che di maya se  ne intende, visto che si tratta di un autentico maestro maya, Quetzasha, arrivato in questi giorni in Italia proprio per spiegare quali sono i veri messaggi dell’antico popolo precolombiano. Lui è uno sciamano maya atzeco, una guida spirituale, nato a Città del Messico nel 1964 e ha decifrato codici e manoscritti di ogni genere e lingua, da quelli atzechi a quelli inca, quelli egizi e persino quelli della misteriosa  civiltà di Rapa nui. Da tempo ormai impazza  la 2012-mania, ossia il convincimento, spiegato con la traduzione delle profezie maya, che appunto il 21 dicembre 2012 il mondo subirà un’immane catastrofe, quella definitiva. E ne è nato un vero e proprio business, tra libri, riviste, film, documentari, persino gadget. Il maestro Quetzasha va in giro per il mondo allo scopo di fare  luce oltre tutta questa ingombrante massa depositata sulla data in questione. Da oggi - e fino a domenica prossima - parlerà di tutto questo, all’hotel Summit, un evento curato da Michele Giannoni Empowerment. Incontriamo il maestro in un pomeriggio assolato, in questo ottobre romano più bizzarro che mai, a trenta gradi all’ombra e le cicale che fanno più chiasso che ad agosto. L’incontro avviene  in una stanza in dolce penombra, odorosa di incensi e olii aromatici. Il maestro è un uomo alto, imponente, vestito di bianco e sorridente. Anelli e bracciali riverberano nell’ombra, davanti ad un bicchiere d’acqua. Maestro, insomma dobbiamo aver paura o no di arrivare al 21 dicembre 2012? «No, nessuna paura. Ci vuole riflessione,   meditazione e preparazione interiore  per quello che avverrà». Quindi qualcosa succederà, qualche catastrofe...«Secondo lei, già non viviamo in un mondo di catastrofi? Quello che ci succede, tutto intorno, non le sembra abbastanza catastrofico? Le guerre continue, l’odio religioso,  il disastro nucleare in Giappone, interi popoli, in Africa, spazzati via dalle carestie e dai genocidi. Ma poi ci sono le catastrofi quotidiane. Perché il primo vero disastro, la prima distruzione è quella della famiglia». Vuole dire che l’apocalisse nasce dalle famiglie sfasciate? «Certo! Crede che sia una società forte, sana, equilibrata quella in cui la famiglia è abbandonata a se stessa, i genitori si separano, i figli vivono senza modelli autentici, davanti alla televisione e al computer, convinti che l’unico modo per essere felici sia quello di avere soldi, droga, o vivere un sesso estremo, senza amore». Allora, se la catastrofe già la stiamo vivendo, ammesso che ci si arrivi tutti interi, a questo 21 dicembre 2012, comincerà  poi  un tempo più felice, o almeno più sereno? «Gli antichi maya hanno lasciato messaggi scritti nelle piramidi e nel loro celebre calendario. Quel che hanno registrato è il cambio di frequenza che si verifica costantemente nel pianeta, attraverso fenomeni naturali (equinozi, solstizi, ecc.)  Si tratta di uno scambio di energie nella terra ma anche dentro l’uomo». E che si legge davvero nel famoso calendario maya? « Il calendario maya non è una divinazione, è un’informazione che segna una trasformazione dell’umanità. La data del 21 dicembre segna la fine di un ciclo “vibratorio” che l’umanità ha vissuto e si genera un nuovo movimento. Non un momento di distruzione, ma il mondo si avvierà verso un’evoluzione di tipo spirituale. Che non coincide con la fine fisica dell’universo, ma con una coscienza nuova di come vivere, in sintonia con la terra e con le forze della natura. Un tempo più sereno e, speriamo, felice. Questa data, poi, è considerata centrale praticamente in tutte le culture antiche e anche per molte profezie di diverse religioni, che le attribuiscono il significato di svolta dell’umanità» . Perché ha deciso di parlare adesso del vero senso di questi messaggi? «Sul mondo maya si parla tanto, e da molto tempo, con i più svariati punti di vista. I veri maya finora hanno mantenuto il silenzio, perché sanno che c’è un tempo per ogni cosa. Ora il tempo è maturo, è arrivato il momento di aprire i sacri sigilli e lasciare che le pietre, dove è già stato tutto scritto e codificato, possano parlare». A colloquio finito, prima di ritornare nel sole cocente e nel traffico impazzito della città, Quetzasha ci regala un ciondolo: «In ogni caso», spiega sempre sorridente e serafico, «questo amuleto potrà proteggerla dalla fine del mondo». di Caterina Maniaci