Il governo a caccia di soldi Condono e mini patrimoniale
Doveva essere la risposta immediata ai mercati. Un mesetto fa. La nuova, ennesima, scadenza fissata per il decreto sviluppo è il 20 ottobre. Partito dal tavolo di Tremonti, transitato per quello allargato Tremonti-Letta e per quello plenario Pdl-governo, il provvedimento è finito adesso sulla scrivania di Paolo Romani. Sarà lui, non a caso ministro dello Sviluppo, a fare la sintesi delle proposte che arriveranno da ministri e gruppi parlamentari di maggioranza sulle misure per rilanciare l’economia, far ripartire i consumi, sbloccare le infrastrutture e le grandi opere, abbattere il debito e chi più ne ha più ne metta. Nel tragitto tra i vari uffici, il provvedimento si è arricchito di idee non troppo originali né entusiasmanti: condono e patrimoniale. Il nodo da sciogliere e, sembra, anche dello scontro tra il premier e via XX settembre, è infatti quello delle risorse da mettere in campo. Una cosa è confrontarsi su un provvedimento a costo zero, come più volte indicato dallo stesso Tremonti, altra cosa è farlo ipotizzando misure per la crescita che devono essere finanziate. Proprio guardando a questa seconda prospettiva, nel PdL si avanzano proposte che vanno dal condono fiscale a una mini patrimoniale, dalle dismissioni degli immobili pubblici a un nuovo intervento sulle pensioni, su cui però pesa sempre il veto della Lega. Per uscire dallo stallo attuale, riferiscono fonti della maggioranza, lo stesso Silvio Berlusconi penserebbe a lanciare un segnale forte con qualche misura di peso, proprio sul fronte fiscale. La strada che, secondo fonti di governo, sembra più praticabile è quella di un concordato preventivo di due anni, quindi non una tantum, da legare all’attuazione della delega fiscale. A parlare espressamente di due condoni, uno legato alla riforma fiscale, e di una patrimoniale soft «nella versione del prof Tabellini», (che ipotizza in realtà un prelievo non una tantum del 5 per mille sui patrimoni finanziari e un aumento delle rendite finanziarie), è il capogruppo PdL, Fabrizio Cicchitto. Ci sono poi i parlamentari campani che spingono per una sanatoria edilizia. Ma Tremonti di questa ipotesi non vuol sentire neanche la parola. Non passerà mai in Europa, anche perchè la Corte di giustizia ci ha già puniti visto che dal condono 2002 è sfuggita l’Iva, che è il tributo da cui arrivano le risorse per l’Unione. C’è anche chi, come l’esperto PdL di fisco, Maurizio Leo, rilancia l’accertamento con adesione di massa. Uno strumento che già oggi esiste per il singolo contribuente e che verrebbe proposto a tutti. La ciliegina sulla torta arriva da Mario Baldassarri. Secondo l’economista di Futuro e Libertà, infatti, i soldi non ci sarebbero non solo per il decreto sviluppo, ma neanche per il pareggio di bilancio. La tesi del presidente della commissione Finanze del Senato è che il governo nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza non abbia tenuto conto dell’effetto recessivo delle due manovre estive, come pure indicava il Fondo monetario internazionale. Ergo: il Pil sarà più basso e minori saranno le entrate già nel 2012. Alla fine, profetizza Baldassarri, mancheranno all’appello 20 miliardi. di Sandro Iacometti