L'asse ex Dc Scajola-Pisanu: "Silvio non arriva a Natale"
Il governo è appeso a un filo. Lo si ripete ogni giorno da quasi un anno, da che fu respinto l'attacco in grande stile orchestrato da Gianfranco Fini e Futuro e Libertà, lo scorso dicembre. L'esecutivo guidato da Sivlio Berlusconi superò brillantemente quella prima prova. Ma successivamente il test è stato continuo, e la stretta si è fatta ancora più stringente per l'offensiva mediatico-giudiziaria che viaggia in parallelo alla crisi economica che l'Italia, al pari degli altri big del Vecchio Continente, deve affrontare. Ma negli ultimi giorni, o meglio nelle ultime ore, sta prendendo corpo lo spettro che potrebbe dare al governo - fiaccato dal dissidio permanente e sempre più aspro tra il Cavaliere e Giulio Tremonti - la spallata definitiva. Il superministro pochi giorni fa ha evocato il fantasma delle urne, ma in quest'ultimo caso non c'entra lui direttamente. La nuova fronda che potrebbe affodnare l'esecutivo è composta dagli uomini di Beppe Pisanu e Claudio Scajola. "Siamo agli ultimi giorni di Pompei e questa volta non sarà facile evitare di finire sotto la lava". Il virgolettato è riportato dal quotidiano La Stampa e viene attributio a un "importante esponente del Pdl che spesso partecipa ai vertici di Palazzo Grazioli e riferisce a Berlusconi cosa si muove veramente tra Camera e Senato". Il punto è che sembra in dirittura d'arrivo un'intesa tra gli ex Dc, che sarebbero pronti a far cadere il premier. La mossa decisiva, come in molti dal mondo della politica e dell'informazione sostengono, potrebbe essere architettata proprio all'interno del Pdl. I maggiori indiziati, come detto, sono Pisanu e Scajola, pronti a staccare la spina: l'operazione sarebbe già in fase avanzata. Il punto è che come hanno dimostrato gli ultimi voti di fiducia, potrebbe bastare una decina di deputati in meno e la maggioranza si sfalderebbe. Ma gli scajolani, che si sono riuniti mercoledì sera in una cena con l'ex ministro delle Attività Produttive, assicurano di essere molti di più. Avrebbero anche stilato un documento con richieste stringenti e irricevibili da presentare ad Alfano e Berlusconi. In caso di un 'no' da parte del governo, le conseguenze sarebbero presto viste in aula, in occasione del prossimo voto. Tanto che, si sussurra nei palazzi della politica, il governo potrebbe non arrivare al 2012. Addirittura potrebbe cadere entro la fine di ottobre. Le parole di Pisanu, poi, gettano altra benzina sul fuoco. "Vede - avrebbe spiegato a Veltroni -, a forza di gridare che il Re è nudo, alla fine il popolo accorre a vederlo". Il Re, ovvio, è Berlusconi. "E' evidente che la situazione può precipitare da un momento all'altro, molto prima di quanto si pensi. Proprio perché temono che nel 2012 si andrà al voto - chiosa Pisanu -, non staranno con le mani in mano e non sono più disposti a seguire il Re Nudo". Così si comincia anche a scommettere su quale sarà l'occasione propizia per l'agguato definitvo al governo. La prima ipotesi diguarda il Def, il documento economico finanziario: staccare la spina quando arriverà in aula? Possibile, ma troppo rischioso: sarebbe folle, in una congiuntura economica così complessa, far franare l'esecutivo su un testo che riguarda i nostri conti pubblici. Così crescono le quotazioni del voto di fiducia sul ddl intercettazioni, che potrebbe arrivare già la prossima settimana. Già mercoledì, sul testo, si è consumata la rottura con Giulia Bongiorno, che si è dimessa dal ruolo di relatrice del testo. Che il governo cada proprio sulle intercettazioni? Con la ricomposizione dell'asse degli ex Dc sembra possibile.