A Barletta crolla la sinistra: "Lavorare in nero? E' lecito"
Morte per meno di quattro euro all'ora. Le quattro sartine sepolte sotto le macerie dell'edificio in cui lavoravano anche 14 ore al giorno (nella foto, tre delle vittime), hanno scoperchiato la realtà della schiavitù sommersa. Le macerie di Barletta hanno fatto scoprire un sistema imprenditoriale basato sulle commesse che arrivano al Sud dalle grandi marche. In questo contesto suonano come uno schiaffo le parole del sindaco (di sinistra) di Barletta Nicola Maffei: "Non mi sento di criminalizzare chi, in un momento di crisi come questo, viola la legge assicurando, però, lavoro, a patto che non si speculi sulla vita delle persone". Schiavitù sommersa - Il riferimento è ai proprietari della maglieria al primo piano di via Roma, che nella sciagura oltre a quattro operaie hanno perso la figlia di 14 anni per una tragica coincidenza. "Sarebbe un paradosso - continua Mafferi - se i titolari dopo avere perso una figlia e il lavoro, venissero anche denunciati". Il lavoro (nero) prima di tutto. E come il sindaco la pensano anche i parenti delle vittime, impiegate (al limite dello sfruttamento) nel laboratorio Cinquepalmi, che ad oggi risulta ancora clandestino come accusa il sindacato Cgil-Bat: "Queste erano donne normali - spiegano i familiari -. Lavoravano per bisogno, mica per divertimento. Avevano bisogno di pagare il mutuo, la benzina. Non avevano il contratto ma avevano la tredicesima pagata. Magari non erano proprio assunte, ma il lavoro da queste parti serve, mica ci si sputa sopra". Il fumo di Vendola - Segno che il realismo, crudo e cinico, vince ancora sul fiume filosofico-politichese di parole spese in questi anni anche dal governatore Nichi Vendola, il fautore del tanto decantato e sopravvalutato rinascimento pugliese. Anche in Puglia, nel distretto tessile di Bari e dintorni colpito dalla crisi e aggrappato alla sopravvivenza, si naviga a vista, giorno dopo giorno. Nonostante i tavoli tecnici e le sedute straordinarie del consiglio regionale convocate da Vendola, a strage avvenuta. E anche i 200mila euro destinati al Comune di Barletta sembrano poca, pochissima cosa. Sempre più del canonico: "Fare memoria delle tragedie perché tragedie come queste avrebbero potuto essere evitate" e del "Non è possibile accettare tragedie annunciate".