Mondadori, l'accusa di Marina: "La sentenza è stata taroccata"
E' stato presentato oggi, martedì 4 ottobre, al ministro della Giustizia e al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione un esposto sulla sentenza d'appello del Lodo Mondadori con cui il 9 luglio scorso la Corte d'Appello di Milano ha condannato la Fininvest a pagare 564 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti. Il comunicato del gruppo parla di "fatto gravissimo". L'esposto evidenzia come, nella sentenza d'appello, una pronuncia della Cassazione determinante ai fini del verdetto "venga riportata con il taglio di un passaggio decisivo e la mancata citazione di altri passaggi, altrettanto decisivi". Il risultato è "che si fa dire alla Cassazione l'esatto contrario di quanto invece la stessa chiaramente afferma nella sua sentenza". Leggi l'esposto presentato da Fininvest: contestata la sentenza sul Lodo Mondadori Le parole di Marina - "Non saremmo mai arrivati a pensare - interviene il presidente del gruppo, Marina Berlusconi - che una condanna a pagare 564 milioni di euro potesse fondarsi addirittura sul taglio materiale di una frase e su altre incredibili omissioni nel riportare una sentenza della Cassazione. E' stato creato, insomma, un precedente decisivo su misura per condannare la Fininvest". "È un fatto la cui gravità è fuori discussione - continua la manager, che ribadisce di aver sempre saputo di essere nel giusto -. Di fronte a un'enormità del genere, la presentazione dell'esposto, in cui si sottopone quanto è successo alla valutazione delle autorità competenti, è un atto dovuto. Questo naturalmente al di là del ricorso per Cassazione, che seguirà la sua strada". "Si tratta di una vicenda su cui non possiamo tacere - ha concluso - che abbiamo il dovere di rendere nota e davanti alla quale non si può non rimanere che profondamente sconcertati". Il 'taglia e cuci' delle toghe - Secondo la berlusconi è stato "superato un limite giuridico altrimenti insuperabile" tramite la creazione "di un precedente che non esiste, perché quello esistente è un precedente di segno contrario che avrebbe comportato una decisione opposta, favorevole a Fininvest". Nella sentenza dello scorso luglio, infatti, la Corte di Milano, ritenendo che il verdetto della Corte d'Appello di Roma del 1991 (che annullò il Lodo dando ragione a Fininvest) fosse stato determinato da una corruzione, ha stabilito che poteva e anzi doveva rifare la causa del 2001 e reciderla, dando così ragione a Cir. Il codice di procedura civile, infatti, spiega Marina Berlusconi "dispone esplicitamente, invece, che per ottenere l’annullamento e l’eventuale sostituzione di un verdetto già passato in giudicato bisogna proporre azione di revocazione. Azione che Cir non aveva proposto". Così nella sentenza di luglio la Corte d'Appello di Milano ha dichiarato di volersi attenere al principio affermato dalla Cassazione penale in una sua decisione secondo la quale, in caso di corruzione del giudice, la sentenza è inesistente e qualsiasi giudice civile può e deve rifare la causa e recidera. In parole più semplici, chiesti i 750 milioni, lo scorso 9 luglio i giudici milanesi decisero che 564 erano abbastanza, ma da versare subito perché la precedente sentenza della Cassazione dimostrava che un giudice era corrotto, e quindi l'intero collegio era inficiato. Peccato però che secondo Marina la sentenza usata a metro di paragone dice l'esatto opposto, ovvero che essendo un giudice corrotto, la sentenza deve essere trasmessa ad altri giudici a seguito di una revocazione. Secondo la figlia del premier, sono posizioni opposte a cui si è arrivati grazie al taglia e cuci degli omissis. "Esproprio spropositato" - "E' un fatto la cui gravità è fuori discussione - ha proseguito Marina -. Di fronte a un'enormità del genere, la presentazione dell'esposto, in cui si sottopone quanto è successo alla valutazione delle parti competenti, è un atto dovuto. Questo naturalmente al di là del ricorso per Cassazione che seguirà la sua strada. Abbiamo sempre saputo di essere dalla parte del giusto - ha aggiunto la presidente di Fininvest -, di aver operato nella più assoluta correttezza e di averlo documentato in modo inconfutabile. Nonostante ciò, abbiamo subìto, per decisione prima del Tribunale e poi della Corte d'Appello di Milano, un esproprio di dimensioni sporpositate a favore del gruppo De Benedetti". La replica di De Benedetti - Ma il taglio effettivo e le omissioni nella sentenza, alla famiglia De Benedetti, non bastano. "L'esposto presentato da Fininvest contro la sentenza della corte d'Appello sul cosiddetto Lodo Mondadori - si legge in una nota diffusa da Cir -, che ha costretto la holding della famiglia Berlusconi a versare un risarcimento a Cir, è un tentativo pretestuoso e infondato di recuperare una situazione processuale comporemessa". Secondo il comunicato, l'espostio sarebbe "infondato perché si basa su una lettura fuorviante e lacunosa" di una sentenza della Cassazione, "nascondendo che questa sentenza ne richiama una precedente che tratta la questione in maniera più approfondita, che chiaramente contrasta la tesi sostenuta nell'esposto stesso". La nota sottolinea anche come l’oggetto dell’esposto sia "del tutto inconsistente quando ritiene di segnalare come anomalo e riprovevole (il comunicato stampa dice "gravissimo") un fatto che invece è assolutamente abituale nella prassi di stesura delle sentenze, e cioè la citazione di precedenti limitata ai passi che il giudice ritiene pertinenti, con stralcio dei passi ritenuti non pertinenti", a meno di non adombrare "che lo stralcio sia stato fatto dolosamente".