Il governo tiene: "Uniti contro le toghe"
La Camera ha accolto respinto la richiesta d'arresto di Marco Milanese: l'ex braccio destro di Giulio Tremonti rimane in libertà. E il governo tiene. Sono stati 312 i voti contrari alle manette, mentre i favorevoli si sono fermati a quota 305. Prima del verdetto di Montecitorio, in Consiglio dei Ministri, non si è presentato Giulio Tremonti, poiché "è in viaggio per Washington" dove venerdì iniziano i lavori del Fondo monetario internazionale. La Lega con Milanese - Marco Milanese, il diretto interessato, era stato tra i primi ad arrivare a Montecitorio. Era uscito di casa intorno alle 9 del mattino: per l'ex braccio destro di Giulio Tremonti era una giornata decisiva. Ma la Camera votava non solo sul suo arresto: l'esito era decisivo per la tenuta del governo. Se l'ex consigliere fosse finito in carcere la maggioranza avrebbe vacillato paurosamente. La Lega però, dopo le promesse di Umberto Bossi, anche in aula - con Luca Paolini, componente della Giunta per le autorizzazioni - ha confermato che il partito avrebbe salvato Milanese. "La carcerazione preventiva non è la soluzione del porblema. Bisogna fermare i processi - ha spiegato Paolini -, Papa da due mesi marcisce in carcere e chissà per quanto ci resterà". Cav: "Uniti contro le toghe" - Pochi minuti prima del verdetto erano trapelate le dichiarazioni di Silvio Berlusconi. Nel corso del Consiglio dei Ministri che ha preceduto il voto alla Camera avrebbe spiegato: "Dobbiamo votare compatti, respingere l'attacco della magistratura, restare uniti". Il premier invita tutti i suoi ministri alla coesione per contrastare l'offensiva di quello che, senza mezzi termini, chiama "Stato di polizia giudiziaria". La prima mossa, dunque, è quella di respingere l'arresto di Milanese. Ma il Cavaliere, nel corso del CdM, è tornato a sottolinare di voler procedere spedito con la riforma sulle intercettazioni, lo strumento più 'gettonato' in quella che ha definito una "persecuzione giudiziaria". I fronti del voto - Se la Lega si è ricompattata attorno all'ex braccio destro di Tremonti, i democratici - e con loro l'Idv - hanno chiesto a gran voce il voto segreto per cercare di ottenere l'arresto di Milanese. A favore delle manette anche l'Udc: Casini aveva annunciato libertà di coscienza, ma in aula il leader centrista ha annunciato che il partito averbbe votato a favore della richiesta d'arresto. Favorevole anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini (Fli si era battuto per il voto segreto). Le accuse - Sul capo di Milanese pendono le accuse dei pm di Napoli per associazione a delinquere, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio. Secondo l'impianto accusatorio dei pm l'ex consigliere di Tremonti avrebbe rivelato notizie su indagini svolte dalle Fiamme Gialle, mentre secondo il Gip milanese si è occupato dell'attribuzione di nomine in diverse società controllate dal Tesoro ricevendo "come corrispettivo somme di denaro e altre utilità".