Antimafia nella sede del Pd Puzza di camorra su primarie

Andrea Tempestini

Dev’esserci un errore: non può essere il Pd il partito visitato non più di quindici giorni fa dagli uomini dell’Antimafia. No, in genere le varie direzioni distrettuali hanno sempre avuto un debole per Forza Italia e, più tardi, per il Pdl. Quando c’era mafia da scovare negli anfratti della politica, una sorta di riflesso condizionato le guidava dalle parti del centrodestra. Pensare che potessero farlo anche a sinistra, specie tra le file del partito degli onesti targato Bersani-Veltroni-D’Alema, era una bestemmia in sé. Invece, apprendiamo dal Mattino, pare che sia successo davvero. Al centro della vicenda, le primarie del gennaio scorso, la contestata gara interna al popolo di centrosinistra per la scelta del successore a Rosetta Iervolino. I pubblici ministeri della Dda competenti sull’area nord di Napoli, hanno spedito gli agenti nella sede della federazione del Pd per acquisire gli elenchi dei partecipanti al voto. Vogliono capire se quella ridda di voci e controvoci sulla contaminazione camorristica delle elezioni abbia fondamento o meno. I clan, sospettano gli investigatori, avrebbero esercitato la loro influenza facendo partecipare al voto persone di loro fiducia: chi sa come ha funzionato la politica in Campania nell’ultimo quindicennio (e nel sud in generale) certo non apprende nulla di nuovo, le file ai seggi di larga parte delle varie consultazioni, hanno spesso offerto un campionario umano -diciamo- variopinto e multietnico, cinesi compresi. Fino a quando, seppur in ritardo, non si è mossa la magistratura specializzata. Che ha inviato gli uomini della polizia giudiziaria a prendersi l’elenco dei nomi dei 44.188 votanti che a gennaio dovettero scegliere tra l’eurodeputato di stretta osservanza bassoliniana, Andrea Cozzolino, il ‘migliorista’ amico di Napolitano, Umberto Ranieri, l’altro bassoliniano di ferro Nicola Oddati e il magistrato antimafia Libero Mancuso. Cozzolino ebbe la meglio ma non vinse nessuno perché fu tutto annullato con un provvedimento autoritativo di Bersani, che commissariò il partito spedendo sul posto il ligure Andrea Orlando. Sotto osservazione sono finiti, in particolare, gli esiti elettorali conseguiti in un Caf e in una sezione vera e propria del Pd, nei quartieri di Miano e Secondigliano, aree ‘sensibili’ in tema di popolazione camorristica. Già la sera dello spoglio cominciarono a circolare strane voci di brogli e taroccamenti vari; man mano che passavano le ore, la situazione si fece incandescente: fino a quando qualcuno non iniziò a dire che la camorra ha partecipato al voto. Il presidente del comitato di garanzia, Raffaele Cananzi, stava giusto per annullare il voto di Miano e Secondigliano quando un gruppo di militanti fece irruzione nella sede di via Toledo e non se ne fece più nulla. Ora i magistrati vogliono capire se ci siano state pressioni della camorra. In prima battuta, c’è da appurare se sia girato danaro, nel senso che qualcuno potrebbe averlo consegnato a chissà quale capobastone che, a sua volta, potrebbe averlo distribuito in giro spingendo personaggi d’ogni tipo a versare l’obolo al Pd per votare il candidato preferito. Quale candidato? Questo è il tema che, una volta accertata la circostanza iniziale, farà scavare la Dda più a fondo. Non si escludono colpi di scena. Al momento, sembra che alcuni nomi noti, intere famiglie a vario titolo lambite dalla camorra, siano presenti tra i nominativi dei 44mila e passa votanti. Napoli non dà dispiaceri solo al Cav a quanto pare. Le primarie del Pd hanno già regalato più di un dolore a Bersani, tra l’altro, addirittura trascinato in tribunale da un suo ex dirigente per una vertenza di lavoro tra il grottesco e il surreale. Non solo: si tratta di quelle stesse primarie che un risultato paradossale ulteriore pure l’hanno dato, dare a Napoli un sindaco come De Magistris. Enzo Amendola e Andrea Orlando, rispettivamente segretario regionale e commissario provinciale, si sono detti immediatamente disponibili a fornire qualsiasi chiarimento all’autorità giudiziaria. Il Pdl, dal suo canto, domanda immediata chiarezza. Amedeo Laboccetta, componente della commissione Antimafia, ha chiesto una riunione della commissione parlamentare: «Chi è di Napoli, come me, conosce bene la manovalanza del Pd in alcune zone e ora finalmente la magistratura si muove, altro che escort e osservazioni voyeuristiche di altre inchieste, qui la camorra condiziona e sceglie gli uomini del partito della Bindi e di Bersani». di Peppe Rinaldi