La destra pro e sinistra contro Gay, è caos. E la Brambilla...
Gesù mio, questa è proprio una storia in cui le posizioni non tornano più, almeno le posizioni classiche, tradizionalmente intese, quelle che tutti conosciamo. Da che mondo è mondo e politica è politica, c’è chi sta sopra e chi sta sotto, chi a destra e chi a sinistra. Ovviamente, chi dietro e chi avanti. Lo sappiamo tutti. Invece, ascoltate la storia. In breve: la sinistra (o centrosinistra) ora scarica i gay, li tradisce, anche se poi porge le scuse e se le vede rispedite al mittente. La destra (o centrodestra), sponsorizza i gay, che applaudono convinti. Una storia a parti invertite, ruoli che si confondono, atteggiamenti inconsueti. E per non finire nelle generale confusione noi andiamo subito al sodo. Il primo protagonista della “storia rovesciata” lo conoscete, conoscete anche il suo recente scivolone sessual-politico. E’ Massimo D’Alema, ex lupo di mare convertitosi all’agricoltura (podere in Umbria, viti e vino e non più barca a vela) che se n’è uscito con una frase infelice (infelice soprattutto a sinistra) scatenando un putiferio. D’Alema ha spiegato: «Il matrimonio è tra uomo e donna, questo dice la Costituzione». Ha spiegato anche meglio: «Il matrimonio, come è previsto dalla Costituzione del nostro Paese, se non la si cambia, è l’unione tra persone di sesso diverso finalizzata alla procreazione». Aggravante dello scivolone: la frase è stata pronunciata proprio alla vigilia della visita dell’ex presidente del Consiglio alla Festa dell’Unità di Bologna, città candidata ad ospitare il prossimo Gay Pride. Poi, ciliegina sulla torta, è finita pure su YouTube. Potete immaginare le reazioni. La più soft: «E’ difficile per un politico di lungo corso mettere insieme una simile serie di errori e castronerie» (Sergio Lo Giudice, capogruppo del Pd in Comune a Bologna, fresco di nozze, tenutesi ad Oslo, con il suo compagno). Una meno soft: affermazioni rozze, degne della più retriva cultura stalinista (Paolo Patanè, presidente di Arcigay). Il riferimento è all’Unione Sovietica che i gay li mandava nei gulag. Riferimento pesantuccio. L’ex segretario Ds ha capito di aver sbagliato (non era molto difficile: ha l’hobby del vino, mica si scola ettolitri), ci ha pensato su appena poche ore e ha cercato di correre ai ripari: è stato un equivoco, chiedo scusa, ha detto ai rappresentanti delle associazioni degli omosessuali. Scuse prontamente rispedite al mittente. Eh no, caro Massimo, troppo semplice: dal Pd vogliamo risposte, non scuse e strette di mano. Qual è la vostra politica in materia? Quale posizione scegliete? Il partito è favorevole o contrario al matrimonio fra persone dello stesso sesso? In attesa di una risposta che non è giunta, il presidente dell’Arcigay di Bologna, Emiliano Zaino, ha annunciato la chiusura dello stand “Bologna Pride 2012” alla Festa dell’Unità. Questione di coerenza: i gay, almeno loro, alle posizioni chiare ci tengono. La seconda protagonista della storia è Michela Vittoria Brambilla, ministro del Turismo, donna-donna, destra-destra (o centrodestra-centrodestra, se preferite), giarrettiera-giarrettiera, collocazione netta, posizione classica, tradizionale. Mentre l’Arcigay infilzava Massimo D’Alema, ieri Michela Vittoria Brambilla ha concesso il suo patrocinio all’Expo Turismo Gay che si terrà il 23 e 24 settembre a Bergamo. L’ho fatto, ha poi precisato, per combattere un pregiudizio e agevolare un cambiamento culturale. L’Expo, come spiegano gli organizzatori, «è la prima fiera italiana dedicata al segmento Glbt». “Glbt” sta per Gay, lesbian, bisex e transgender. Un po’ tutti. La manifestazione - si legge in un comunicato - ha ottenuto anche il patrocinio dell’Associazione italiana del turismo gay e lesbian e di Confindustria Assotravel. La città di Las Vegas, terra di casinò, non ha fatto mancare la sua adesione. Lo Stato del Vermont, e non chiedeteci cosa c’entri il Vermont, ha fatto altrettanto. Special guest: Alessandro Cecchi Paone. Chi sta a destra? E chi a sinistra? Ve l’abbiamo detto. Parti invertite e tempi moderni: caddero i muri, si ammucchiarono le ideologie e si arravogliarono (termine napoletano, vuol dire riavvolgere in disordine) pure le lenzuola. Massimo finì sotto i gay, Michela Vittoria restò sopra, Cecchi Paone fece la guest star. E nessuno si offenda. L’importante - come direbbe Nick Carter, detective a fumetti che forse indaga sul giallo della sinistra dispersa - è che l’ultimo chiuda la porta. Della camera da letto, dove naturalmente ognuno fa ciò che vuole. Anche se non procrea. di Mattias Mainiero