Per il virus del Nilo a Treviso: un morto e due contagiati
Da più di un anno non volava nei cieli d'Europa. Ma ora la zanzara del Nilo è tornata a preoccupare l'Italia, colpendo il Veneto. Non ce l'ha fatta la paziente novantenne infetta, ricoverata all'ospedale di Treviso. Ma l'anziana donna non sarebbe l'unica a esser stata contagiata dal virus delle piramidi. L'autorità sanitaria trevigiana ha reso noto "un terzo ricovero, dopo quello di un uomo di 84 anni, le cui condizioni sono in miglioramento, per contaminazione dello stesso agente patogeno". Si tratterebbe, hanno spiegato i medici, di un paziente da pocco sottoposto a trapianto e "affetto da doppia grave malattia metabolica cronica e immunocompromesso". La pianura Padana - Il virus è diffuso nel luogo d'origine da un tipo particolare di zanzara, la aedes aegypti, che agisce attaccando il sistema nervoso. Le vittime sono soprattutto le persone anziane o già debilitate. Si tratta della stessa forma virale che provoca la febbre gialla, generando encefaliti e febbri emorragiche. Ma non sarebbe altrettanto pericolosa. Gli ultimi casi italiani risalgono al 2008 e al 2009, quando il virus del Nilo ha colpito l'Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia. Ambienti più umidi come quelli della Pianura padana ne favorirebbero infatti la proliferazione. Piogge abbondanti, irrigazioni e temperature alte sono condizioni che fanno aumentare la presenza di insetti e il rischio di punture. Il virus è stato isolato in Toscana nel 1998. E nel 2009 il laboratorio di virologia dell'università di Padova ne ha scoperto un nuovo ceppo mutato di cui ha sequenziato completamente il genoma, isolandolo da un donatore di sangue non affetto dalla patologia. Puntura di zanzara - "Gli accertamenti eseguiti secondo i protocolli nazionali e regionali sul donatore prima della donazione-trapianto - precisa ancora la Usl n.9 di Treviso - erano risultati tutti negativi, comprese le indagini di biologia molecolare per la diagnostica del Virus del Nilo''. I vertici sanitari escludono anche che il contagio possa essere correlato a trasfusioni di sangue. ''Le altre ipotesi - si legge in una nota ufficiale - sono quelle di una puntura di zanzara o della conseguenza del trapianto, le quali sono attualmente in corso di valutazione e attendono conferme da parte del Nit (North Italia Transplant) e del Centro Nazionale Trapianti con i quali l'azienda e' in stretto e costante contatto''.