La Borsa vede nero: -3,89% Grecia sull'orlo dell'abisso
L'effetto-Stark, il tedesco dimissionario dalla Bce, pesa sulle Borse europee. A soffrire, naturalmente, è Piazza Affari. l'indice Ftse Mib chiude a -3,89% (13.474 punti), con l'All Share a -3,62%. Ad un certo punto la piazza milanese era arrivata anche a -4%, segnando il nuovo minimo del 2011 e da marzo 2009. La giornata è stata segnata dal ritorno delle preoccupazioni per la crisi del debito e per il futuro della Grecia. Il differenziale Btp-Bund è schizzato di nuovo oltre i 383 punti e a nulla sono servite le rassicurazioni del governatore della Bce di Jean Claude Trichet: restano in forte difficoltà tutti i mercati europei, mentre Wall Street procede contrastata. E mentre le banche francesi sono in odor di downgrade da Moody's, anche gli istituti nostrani non se la passano bene: crolla Unicredit (-10,91%), seguita da Intesa Sanpaolo (-9,54%). Rosso profondo per tutto il listino principale, dal comparto finanziario a industriali, energetici e telecomunicazioni. Grecia sull'orlo dell'abisso - A pesare in maniera drammatica la situazione della Grecia. Il governo ha annunciato di avere liquidità a sufficienza per finanziare le attività dello Stato solo fino a ottobre. Il viceministro dell'Economia di Atene, Filippos Sachinidis, cerca di sbloccare l'arrivo della nuova tranche di finanziamenti internazionali: "Abbiamo spazio di manovra fino a ottobre - ha spiegato -. Stiamo cercando di fare in modo che lo Stato possa operare senza probelmi". Sachinidis ha poi lasciato però intendere che i soldi per pagare gli stipendi pubblici saranno sufficienti soltanto per un altro mese. In Germania, il segretario generale del partito liberaldemocratico tedesco, Christian Linder, ha spiegato che "in ultima analisi non si può escludere che la Grecia dovrà o potrebbe volere lasciare l'eurozona". Bilancio europeo - Ma le difficoltà economiche, come se non fossero bastate le frizioni degli ultimi giorni e mesi, pesano sempre più anche a livello politico. L'Italia, e con lei altri sette Paesi europi - Austria, Germania, Finlandia, Francia, Olanda, Svezia e Gran Bretagna - ha chiesto una riduzione delle spese previste nelle nuove prospettive economiche e finanziarie della Ue per il periodo 2014-2020. L'iniziativa è stata presentata lunedì con una lettera a nome degli otto Paesi spedita al Consiglio Affari Generali della Ue. L'annuncio ai giornalisti italiani è stato dato dal sottosegretario Alfredo Mantica. I segnali di difficoltà - Il lunedì di grande difficoltà era stato preannunciato dal tonfo di venerdì che aveva seguito il terremoto in Bce: i corsi ribassisti avevano coinvolto tutte le piazze mondiali. Nella notte tra domenica e lunedì, inoltre, la Borsa di Tokyo ha chiuso in calo del 2,3%, ai minimi da più di due anni a questa parte. Continua anche il crollo dell'euro, che ha raggiunto il minimo storico in dieci anni sullo yen dopo la diffusione di nuovi timori sulla possibilità da parte della grecia di mantenere gli impegni: la moneta unica è caduta a 104,9 yen.