Giampi e Nicla, leggi tutti i verbali
Giampaolo Tarantini è stato interrogato di nuovo, ieri, nel carcere di Poggioreale. Ha confermato e approfondito i legami con Silvio Berlusconi, vittima della presunta estorsione, e con il latitante Valter Lavitola, punto di contatto tra i due. Giampi torna di nuovo a parlare di soldi, strategie processuali ed escort. Come nel primo confronto con i magistrati, il 3 settembre scorso, e del quale pubblichiamo ampi stralci della trascrizione. Ecco il suo verbale e quello dell’interrogatorio della moglie, Nicla Devenuto, già tornata a casa ai domiciliari. Leggi i verbali integrali Il verbale d'udienza a carico di Gianpaolo Tarantini Le carte del procedimento a carico di Gianpi L'INCONTRO GIAMPI-LAVITOLA «L’ho conosciuto «perché attraverso la società Andromeda, dove io lavoro, una società che ho iniziato a lavorare durante gli arresti domiciliari, sapevo che il proprietario della società Andromeda, il responsabile della società Andromeda è amico di Lavitola, ma fino a allora io non l’avevo mai incontrato. Lo so che c’era questo collegamento tra loro. Sapevo che Lavitola era uno molto vicino, perché me lo diceva l’amministratore di fatto, diciamo, di questa società. E, tra l’altro, per le mie conoscenze anche io ero a conoscenza del fatto che Lavitola fosse una persona molto vicina al Presidente Berlusconi. Non avevo nessun altra maniera per poter chiedere aiuto economico, se non quello di tentare, attraverso Lavitola. Tra l’altro, il rapporto con Lavitola non era neanche un rapporto onesto e leale da parte sua, perché lui aveva avuto l’input dal Presidente... almeno questo per quello che mi diceva lui, che mi ha confermato mia moglie, di aiutarci, di non farci mancare niente, ovviamente di non esagerare in niente, ma il Lavitola, o perché era in difficoltà economiche - questo non l’ho mai capito, non l’ho mai saputo - o perché lo voleva tenere per sé il rapporto e quindi gli faceva un po’ impazzire quando mi dava i soldi, era sempre una tragedia, anche quelli...». AD ARCORE DA BERLUSCONI «Coincide a marzo, è una domenica di marzo e credo che dalle intercettazioni telefoniche si possa vedere, è una domenica di marzo, avviene a Arcore, noi stacchiamo la batteria del telefono... atterriamo a Orio al Serio la mattina alle nove, stacchiamo la batteria del telefono a Bergamo, perché lui dice di staccare la batteria; lui arriva con un altro aereo da Roma, quello delle dieci, noi prendiamo l’aereo delle otto, lui arriva con l’aereo delle nove e arriva alle dieci a Milano - Linate, arriviamo lì e stacchiamo la batteria a Bergamo noi, lui non so se stacca la batteria, arriviamo ad Arcore e dopo una mezz’oretta. Le dieci e mezza - undici, ci riceve il Presidente del Consiglio. Ovviamente, io non vedevo il Presidente da due anni, ero straimbarazzato, credo mi sia anche commosso in quell’occasione, non ho avuto neanche la dialettica e la fermezza di parlargli in maniera amichevole come ero abituato io perché l’emozione era tanta, perché un po’ ero imbarazzato per quello che era successo, per il fatto delle escort, della D’Addario , non avendolo più rivisto ero in una situazione di imbarazzo; perché noi avevamo un rapporto di amicizia, un rapporto di cene e scherzi, non avevamo nulla...». Vi davate del “tu”? «No, a volte, quando lo frequentavo prima, a volte sì e a volte no, ma non avevo quella... ho sempre mantenuto io quel rispetto delle posizioni. Lui sì, ovviamente». UNA NUOVA ATTIVITA' Cosa voleva fare con i 500mila euro? «Io vorrei riprendere la mia attività, magari non qui in Italia ma all’estero, ho dei contatti anche fuori all’estero, quanto per poter produrre, inizio a fare una piccola produzione di protesi ortopediche - che era una mia vecchia attività, facevo forniture di protesi ortopediche - la inizio a imbastire all’estero e poi tento di vendere attraverso i miei vecchi rivendi Lori e collaboratori pugliesi, inizio da lì, tra Roma e la Puglia faccio... Investimento importante, ma con cinquecentomila euro dovrei riuscire». Chi chiede i soldi a Berlusconi? «Lo dice Lavitola a Berlusconi. Io non ebbi il coraggio». CHI TOCCA IL PREMIER "E' FINITO" Cosa rispose Berlusconi? «Io gli dissi 500 mila euro. Il presidente, senza neanche pensarci mezzo secondo, non gliene fregava assolutamente niente, disse: “Gianpaolo, per te non c’è problema, io ti auguro di poter riprenderti economicamente. Io sono dispiaciuto, comprendo che la tua situazione è avvenuta per cause indirette, per cause mie, perché sono coinvolto con te, nella tua... Ogni volta che qualcuno è coinvolto con Berlusconi è finito”». «Io incontro un primario ortopedico di Roma, professor... ora mi viene e ve lo dico. Questo primario ortopedico gli dico che... siccome Lavitola in un’altra telefonata, che qui tra l’altro non trovo, Lavitola mi conferma, io gli dico a Lavitola sempre di questi benedetti cinquecentomila euro, dico a Lavitola che ho necessità di averli, ho detto: "Valter, ho trovato il lavoro", lui mi dice: "Se tu mi trovi il lavoro io te li do, te li giro". Allora io che faccio? In due minuti in un giorno dico: "Domani mattina mi metto a fare il lavoro io. Quanto mi servono? Cinquecentomila euro. Come faccio? Mi basta un primario, mi mette cinquecento protesi, uno, me ne basta uno, io riprendo a lavorare e con cinquecento protesi fatturo tre milioni l’anno"». P.M. - In quale settore, pubblico o privato? «No, no, no, solo privato. Per non incappare nella reiterazione dei reati che ho denunciato e devono ancora uscire altri eventuali procedimenti». P.M. - Lei ha parlato solo di Puglia? «Puglia, Basilicata, Calabria ma moltissimi di più. Faccio... e gli dico a Lavitola: "Guarda, io ho trovato la soluzione". Parlo con questo primario, questo primario mi garantisce, siccome è un amico di vecchia... Manili, professor Mario Manili, lo incontro al bar Euclide i primi di agosto con mio fratello. Gli dico il progetto di cosa volevamo fare, lui mi dice che... non so se anche questo ce l’avete, mi auguro di sì, la telefonata tra mio fratello e Mario Manili, anche qua potete parlargli, prendo appuntamento e ci vediamo la mattina successiva al bar Euclide. Ci incontriamo con Manili, Manili gli prospettiamo questa opportunità di creare una nuova società e di riprendere il nostro lavoro in Italia con l’esclusiva di lavorare solo nel privato, con enti privati. Manili ci dice che da parte sua non c’è problema, che ci ha sempre ritenuta, reputati persone assolutamente professionali e di poter riprendere subito a lavorare». FINMECCANICA? NON SO NIENTE Finmeccanica? «Io di Finmeccanica... siccome ero coinvolto nelle indagini, non c’entro assolutamente niente, anzi, sono sempre stato al larghissima». Quando è uscita poi la vicenda, il fatto della P4, Lavitola le ha raccontato qualcosa, le ha detto quanto era preoccupato? «Un po’ lui diceva che rispetto a quanto detto sui giornali era molto più potente lui di Bisignani. Questo diceva sempre a me. Che Bisignani non contava niente e lui era...». ». DENUNCIATI QUELLI DI SINISTRA «Ma io con tutti quelli che avevo rapporti di sinistra l’ho tutti denunciati in Puglia, tutti! Tutti, spontaneamente! Io mi sono seduto. In più lavoravo... Quando mi sono seduto davanti ai Pubblici Ministeri di Bari ho detto: “Io sono Gianpaolo Tarantini, ho favorito la prostituzione, ho ricevuto cocaina e ho corrotto la Sanità in Puglia”, purtroppo in Puglia lavorava la sinistra con quelli vicino a D’Alema. Ho fatto questo. Mi sono anche preso reati, di cui io, mentre ne parlavo, non sapevo che fossero dei reati, ero così pronto a liberarmi, perché mi volevo liberare, che non sapevo... ero tipo...». «Così dico tutto, anche quello di cui loro non avevano neanche idea dell'esistenza! Tipo fatti politici, corruzioni piccole, corruzioni grandi, amici miei fraterni, centro destra, centro sinistra, in mezzo, distrazioni della società, tutto! Tutto ciò che avevo fatto negli ultimi tre anni lo ammetto». RAGAZZE A PAGAMENTO «Voi non ci crederete, ma forse quelli di Milano, di Roma, per il fatto del processo Ruby, ma lui da me non sapeva assolutamente che quelle fossero..., ma neanche prostitute, ma ragazze a pagamento per fare tipo, ce ne erano alcune che io pagavo per fare la serata, le ragazze immagini, mai! Io con lui ho sempre fatto il figo e quello che faceva la parte di conoscere mille donne, e lui è sempre venuto! Comunque lo scopo suo non era quello di stare con le donne, che poi a lui interessasse, che fossero pagate o fossero...». VOLEVO AIUTI NEI PROCESSI «Chiesi se era possibile intervenire, visto che era il capo del governo, sui miei procedimenti. E lui mi risponde in questo modo: “Gianpaolo, ma con tutti i problemi che ho io!?” E ricordo lui una frase mi dice, purtroppo voi siete parte offesa in questo, lui dice: “Purtroppo la mia più grande opposizione non è tanto la sinistra, che non vale niente, quanto la magistratura”». QUARANTA E PROCURATORE LAUDATI Cosa ha detto Laudati a Quaranta? «Mi dice che è vero che c’è l’avviso di conclusione, che gli è stato consegnato, in quanto coordinatore delle mie indagini, Laudati, l’avviso di conclusione sulla prostituzione». «Nicola mi dice che mi vuole incontrare e mi dice che in queste intercettazioni Laudati gli dice che... ma fanno dei commenti più di gossip che... Sono dei commenti più di gossip che legati all'indagine stessa. Perché dice: “Nei cosi si dice che tu gli hai regalato il maglione, che tu...” Laudati a Nicola: “Ma come fa un personaggio come Berlusconi ad accettare dei regali da uno sfigato come Tarantini, che bisogno c’ha?!” Questo sostanzialmente dice Laudati. Dice: “Eh, là il favoreggiamento ci sta tutto, ci sta tutto! Altro che non ci sta, là ci sta tutto”!». Laudati «non entra nel merito nelle telefonate, questo lo invento io a Lavitola, perché io le conosco le telefonate! E lo faccio per mettere l’ansia a Lavitola, affinché mi facesse sto benedetto incontro con Berlusconi». Nella telefonata con Lavitola, Tarantini ammette quindi di avere esagerato e colorito i fatti. «Io qui dico una marea di fesserie, ma solo per un motivo, credetemi! Nella telefonata tra me e Lavitola, dove gli metto l’ansia, io lo faccio solo per un motivo: perché Lavitola, se io non gli mettevo l'ansia e lo angosciavo continuamente, lui già a me mi considera un cretino ed uno stupido da raggirare (cosa che ha fatto!) in un anno di frequentazione». LE NUOVE CARTE SULLE ESCORT «In quelle intercettazioni, io il giorno dopo mi separo con mia moglie, al cento per cento, fidatevi! Perché si evincono rapporti sessuali miei con parecchie di quelle ragazze, molte! Amiche intime di mia moglie, e se volete vi faccio i nomi, però spera che questo verbale non esca, amiche intimissime di mia moglie, forse tra le migliori amiche, alcune di queste portate a casa del presidente del Consiglio, non escort, ma mogli di notai, imprenditori, di avvocati, gente nota, che avevano relazioni con me. Quindi il mio timore è sempre stato quello. All'inizio sì, devo dire anche di Berlusconi, che comunque ci sono delle cose che lo compromettono, perché vederlo di nuovo sui giornali con ragazze che... punto e accapo: Ruby 2, certo che non è cosa piacevole per lui, la causa sono stato io!». D'ADDARIO CAMBIA 70 VERSIONI Perché non sono state trascritte? «Io so che lì su quelle indagini c'è un putiferio! Perché c'è il complotto contro Berlusconi, c'è la D'Addario che ha cambiato settanta volte versione, c'è stata una Guardia di Finanza arrestata per stalking e violazione del segreto, non so se lo sapete questo». «Credo, che l'avviso di conclusione non è più arrivato perché esattamente, prima o dopo, la D'Addario dice che lei è stata costretta dal suo Avvocato a fare quella dichiarazione. Tra l'altro dicono, almeno sugli giornali, non ricordo dove lo lessi, forse su un articolo, che l'Avvocato della D'Addario, Mariapia Vigilate, sia compagna del dottor Scelsi..., dicono! Questo è un altro gossip». SOGNAVO di PATTEGGIARE TUTTO «Il mio unico sogno era di fare un patteggiamento globale, cosa che non hanno fatto, perché io volevo che stralciassero la mia posizione da tutti gli altri procedimenti e fare un patteggiamento unico e globale». Perché «io non volevo far uscire le intercettazioni, è vero! E c'è un deposito di richieste patteggiamento a luglio del 2009, c'è una richiesta di pateggiamento mia, prima ancora che uscisse tutto!». Il pm sulla richiesta di patteggiamento ha detto «Ha scritto: "Allo stato non è possibile". Ce l'ho questo, ce l'ho questo foglio, ce l'ho a casa tra le carte». «Scelsi dice di sì, poi non so per quale motivo, a fine luglio 2009 questa posizione di Scelsi viene assolutamente superata, mi arrestano... Anzi mi arresta Laudati, non mi arresta Scelsi». NON POTEVO RICATTARE BERLUSCONI «Dottoressa, mi creda, Berlusconi da Tarantini Gianpaolo non è assolutamente ricattabile. Ma non lo potrà mai essere, perché io ho fatto, non è che se uno fa seicento ore, duecento ore di interrogatorio nelle quali duecento ore capitava sempre il nome di Berlusconi in quei vari interrogatori. Io ho sempre detto, perché è vero, che Berlusconi non c'entra niente, che a me non mi ha mai dato niente, che io non gli ho mai chiesto niente e lui non mi ha mai chiesto niente. Le escort le pagavo io, l'ho sempre detto. Non è che se oggi..». LAVITOLA ERA IL "BANCOMAT" «Dottoressa, io da Lavitola ero terrorizzato perché era l'unico mezzo, l'unico bancomat, tessera bancomat che Gianpaolo andava e prelevava ì soldi per far mangiare le figlie, la moglie, il fratello e la mamma. Glielo giuro, guardi, devo fare la più brutta fine, ma non lo dico perché... perché è così. Quindi a me Lavitola, anche quando mi ruba i soldi, io faccio il cretino e dico: "Scusa, hai ragione, non lo dico più"». PERRONI NOMINATO DA BERLUSCONI Dice il pm: «Allora, senta, le leggo un passaggio di una deposizione che abbiamo raccolto che dimostra, possiamo anche non trovarci d'accordo sulle valutazioni, però dimostra che un fatto che ci ha detto non è esatto. Questo è il suo avvocato che parla Perroni: “Nel settembre 2010 mi chiamò il presidente onorevole Berlusconi e mi chiese di assumere la difesa di Tarantini. Subito dopo io chiamai l'avvocato Ghedini al quale comunicai tale circostanza. Ghedini si limitò a dirmi che Tarantini non si era trovato bene con il suo precedente difensore”. Quindi è stato Berlusconi che le ha nominato l’avvocato. Lei ha detto una cosa diversa prima». IN VACANZA CON I SOLDI DI VALTER «Lavitola il giorno dopo mi dà i soldi per partire in vacanza e è finita lì». Quanto le ha dato? «Ventimila euro credo, o quindici o ventimila. Ho dato metà a mio fratello, ho dato cinquemila euro a mia mamma, noi ci siamo portati sette o ottomila euro». LAVITOLA PIù POTENTE DI BISIGNANI P.M. - Quando è uscita poi la vicenda, il fatto della P4, Lavitola le ha raccontato qualcosa, le ha detto quanto era preoccupato? «Un po’ lui diceva che rispetto a quanto detto sui giornali era molto più potente lui di Bisignani. Questo diceva sempre a me. Che Bisignani non contava niente e lui era...». IL GERGO DEI MAFIOSI: "SOSTENIZIO" Parlando dei soldi ricevuto da premier («Se mettiamo gli Avvocati anche, sono intorno ai 350, forse, anche 400»), Tarantini usa un termine insolito: «sostenizio». «Lavitola, ogni tanto, quando io gli chiedevo degli extra, oppure anche nella gestione del sostenizio - quello classico di tremilacinquecento euro a settimana - Lavitola spesso mi diceva che Berlusconi ancora non gli aveva rimborsato i vecchi conti. Però non so...». GHEDINI DIFFIDAVA DI LAVITOLA Ci può spiegare in che modo lei ha capito che Ghedini diffidava di Lavitola? «Beh, nel momento in cui l’Avvocato ti dice: “Ma ti ha dato i soldi”?». Nello stesso giorno, i pm e il gip dell’inchiesta sulla presunta estorsione a Berlusconi, hanno sentito anche Nicla Devenuto, moglie di Giampi e amante di Lavitola. Questa è la prima volta, dallo scandalo delle escort del 2009, che si leggono le parole della signora Tarantini. NICLA: "GIAMPAOLO E' UN CRETINO" Cancelliere: «Stato civile, è sposata?» Devenuto: «Purtroppo». E questo già la dice lunga sull’umore di Nicla fin dall’inizio dell’interrogatorio. La donna, quasi 34 anni, madre di due bambine di 7 e 2 anni, ammette tutta la propria delusione nei confronti del marito. «Con mio marito ero rimasta per amore delle bambine, perché lui stava passando dei guai neri, ma lui mi aveva riempito di corna, mi aveva sputtanato davanti a tutta Italia e tutta Europa. Lei si immagini che mia sorella era in Giappone e parlavano del signor Tarantini, perché l’impatto mediatico fu grande...». Alle cene da Berlusconi Tarantini portava sue amiche, anche personaggi del mondo dello spettacolo. Ma «in mezzo a queste sono capitate delle mignotte: lui (Tarantini, ndr) è stato superficiale. Il presidente è una persona che gli piace fare le cene. Io non ci andavo perchè ero incinta, avevo una pancia così e a casa del presidente c’erano sempre belle ragazze, mi vergognavo. Quindi ad alcune cene e ad alcuni pranzi ci sono andata, poi non ci sono più andata, aspettavo la mia seconda figlia. Allora lui portava delle amiche, ma delle amiche, ci sono nei verbali di Bari, gente che erano delle ragazze normali, che facevano lavori comuni, oppure, che ne so, gente anche amiche dello spettacolo, che ne so, la Manuela Arcuri, all’epoca in cui la conosceva. Più lui, perchè io stavo sempre a Bari a fare la mamma, lui invece per lavoro andando a Roma e a Milano era più addentrato in questo settore». «In mezzo a queste ci sono capitate delle mignotte. Lui è stato superficiale. Questa storia è uscita e lui se ne è assunto le responsabilità. Il presidente se avesse solo, per come lo conosco io, questa è la mia opinione, solo lontanamente fiutato una D’Addario in casa sua, ma gli avrebbe dato un calcio in culo a lei e a lui». COCAINA? SOLO CAFFE' HAG Il quadro che Nicla dà del marito è molto schietto: «Quando ha fatto le feste con i suoi amici che pippavano tutti e lui no, e lui la comprava, perché lui spendeva per tutti, cioè gli amici tiravano la cocaina e lui no, perché a casa mia si beve solo il caffé Hag, sennò a lui gli viene al tachicardia, ed è passato come il gran cocainomane che mi viene da ridere solo al pensiero». BERLUSCONI AVEVA PENA DI NOI Non solo. La moglie incalza: «Perché lui (Berlusconi, ndr) si dispiaceva soprattutto per le bambine e per me, perché lei si immagini un uomo, poi un uomo all’antica di 74 anni, che vede una donna, poi com’è lui che ama e venera le donne, si è capito, vede una donna, delle bambine che stanno col culo per terra per colpa di un deficiente, perché mio marito un deficiente è stato». IL RIMORSO DI TARANTINI «Giampaolo mi diceva da tanto tempo: “io ho sbagliato a metterti in mezzo, io non ti dovevo avere a che fare con Valter”. Perché andavo spesso io all’ufficio di Valter, ecco come è nato il fatto (la relazione, ndr) con quello “come sei carina, come sei bella, vieni qua, ti voglio bene”. Giampaolo non andava mai perché chiaramente aveva paura di chissà che cosa.. perché lui comunque era sotto indagine, diceva “Madonna mia chissà che pensano”.... e infatti siamo arrivati a questo punto, ma non è successo niente, non abbiamo fatto niente». CHIEDERE I SOLDI ANCHE AD AGNELLI «Eravamo disperati perchè le persone a cui li avevamo chiesti ci avevano sbattuto la porta in faccia». Pm: «ci sono tante persone benestanti in Italia, che ne so, De Benedetti, Agnelli...». Nicla:« E chi li conosce, se li conosce me li presentate e li avremmo chiesti anche a loro!». E di Berlusconi la donna dice: Lavitola «ci diceva sempre “non è amico, gli fate solo pena! Gli fate solo pena!”, invece realmente io che ho visto come il presidente ci ha trattato, io vi dico che il presidente realmente prova dell'affetto nei confronti di mio marito e per me...». SENZA SOLDI NON TI CALCOLANO PIU' «Quando non hai i soldi la gente non ti calcola più. Quando li avevamo, avevamo i centralini telefonici, eravamo invitati ovunque e tutti ci volevano, quando siamo caduti in disgrazia e lui ha avuto quelle cose a noi la gente non ci guardava più in faccia».