Caccia ai furbetti del condono

Giulio Bucchi

Avanti tutta con la manovra. Anche di domenica. Per rispettare la tabella di marcia che prevede l’approdo in Aula del decreto da 45 miliardi di euro a partire da martedì, la commissione Bilancio del Senato esaminerà gli emendamenti anche oggi. Un colpo d’acceleratore che viene incontro alle sollecitazioni di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, e Renato Schifani, numero uno del Senato. E mentre Angelino Alfano, segretario nazionale del Popolo della libertà, ufficializza il mancato ricorso alla fiducia, Palazzo Madama approva un emendamento leghista che introduce una tassa sui trasferimenti di denaro all’estero. Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio nonché relatore di maggioranza, ha rassicurato i senatori: nessuna seduta notturna. In cambio, però, i parlamentari dovranno varcare la soglia di Palazzo Madama anche stamattina (ore 9). Obiettivo: rispettare la tabella di marcia e rispondere alla moral suasion di Schifani, che anche ieri, in vista dell’approdo in Aula, ha fissato i suoi paletti: «Grande senso di responsabilità, grande dibattito, pochi emendamenti, voto in settimana». Sull’avanzamento dei lavori, il dibattito è aperto. Secondo Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl, non c’è motivo per allarmarsi: «Nessuna preoccupazione. Pochi emendamenti sono stati approvati, la maggior parte è stata bocciata o preclusa». Nel pomeriggio Giovanni Legnini del Partito democratico, invece, racconta un’altra storia: «Siamo un bel po’ sotto la metà, mancano ancora sei faldoni». Fatto sta che viste le modifiche fin qui apportate al decreto, c’è da scommettere che da qui a dopodomani qualche altra misura draconiana inserita alla vigilia di Ferragosto finirà nel cestino. Finora, infatti, sono ricomparse le festività civili, le tredicesime degli statali, i fondi Fas regionali e gli enti di ricerca e culturali con meno di 70 dipendenti. Salvo, la notizia è di ieri sera, anche il numero chiuso all’interno delle farmacie. Figurarsi cosa potrebbe accadere da martedì, quando il decreto, riveduto e corretto dalla commissione, approderà in Aula. Un’Aula, per giunta, dove il testo non sarà blindato dall’esecutivo. «Abbiamo chiesto di non mettere la fiducia», conferma Alfano. «Io non ho mai visto veramente vicino il voto di fiducia, l’ho sempre demonizzato», applaude Schifani, insieme a Napolitano in prima fila nel chiedere tempi celeri alla conversione del decreto. «Questa manovra sarà approvata sensibilmente prima della scadenza necessaria», rassicura entrambi Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica. Intanto arriva una nuova tassa. È quella ideata dai senatori della Lega Massimo Garavaglia e Gianvittore Vaccari. Il loro emendamento approvato dalla commissione, infatti, prevede l’istituzione di un’imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso gli istituti bancari, le agenzie “money transfer” e altri canali di attività finanziaria. L’imposta sarà pari al 2% trasferito con ogni singola operazione. Esclusi dalla nuova tassa, però, saranno le persone fisiche munite di matricola Inps e codice fiscale. In serata, poi, la commissione Bilancio ha approvato un emendamento del Pd sul quale il governo aveva dato parere favorevole. La norma, come proposto da Libero, prevede che il Fisco possa recuperare le somme non riscosse dal condono tombale del 2002. L’Erario, in particolare, entro il 31 dicembre potrà intervenire coattivamente per recuperare «le somme dovute e non corrisposte, maggiorate degli interessi maturati». Nel caso di omesso pagamento entro il termine, è prevista «una sanzione pari al 50%» delle somme in questione. Infine, arriva anche un emendamento secondo cui, a partire dal 2015, le maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione saranno destinare alla riduzione delle tasse. di Tommaso Montesano