Le feste tornano, i conti no
Passerà per il Parlamento e non per il Tesoro, ma alla fine il condono fiscale potrebbe fare il suo ingresso nella manovra bis sui conti pubblici. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, continua a escludere con una certa insistenza il colpo di spugna sulle tasse non pagate. Tuttavia, nelle file della maggioranza, l’ipotesi prende corpo. Il titolare di via Venti Settembre ha detto al Senato, giovedì, che il governo non «non intende procedere a nessuna misura di condono, poiché si tratterebbe di un intervento una tantum che genera introiti di cassa, ma che non modifica l’assetto della finanza pubblica». Fatto sta che la strada imboccata dall’esecutivo di Silvio Berlusconi - volta all’inasprimento delle regole sulla lotta all’evasione - non sembra in grado di portare subito i conti italiani in equilibrio. L’obiettivo è raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. In totale la manovra punta a mettere insieme 45,5 miliardi e circa 4 dovrebbero arrivare, appunto, dal giro di vite sugli evasori. Ma in due anni, secondo alcuni addetti ai lavori, non si ci sarebbero nemmeno i tempi «tecnici» per completare il ciclo che va dall’accertamento fino alla riscossione delle imposte, cioè il momento in cui arriva il denaro fresco nelle casse dell’Erario. Di qui la probabilità di ricorrere, nell’immediato, a una sanatoria tributaria volta a tappare eventuali buchi nei conti. Al Tesoro non circola alcuna simulazione. D’altra parte da quelle parti domina l’imperativo del professore di Sondrio. Dentro il Popolo delle libertà, invece, non si esclude l’ipotesi di presentare di corsa una correzione al decreto legge all’esame della commissione Bilancio di palazzo Madama. Magari approfittando della lentezza dei lavori. Ieri è stato approvato un emendamento sulle festività da accorpare alla domenica, che esclude dall’accorpamento il 1 maggio, il 2 giugno e il 25 aprile. Salvi, poi, i piccoli enti di ricerca come l’Accademia dei Lincei e quella della Crusca. Si lavora senza sosta. Il relatore al dl, Antonio Azzollini (Pdl), ha detto che il weekend potrebbe essere di lavoro straordinario . Ed è proprio in questi due giorni che potrebbe scattare il blitz sul condono. Per ora la maggioranza si muove a fari spenti e sull’eventuale condono regna l’incertezza. Gli interrogativi sono diversi. Non è chiaro se si tratterà di una sanatoria «tombale», cioè volta ad azzerare tutte le pendenze del fisco con i contribuenti, oppure di interventi mirati, magari mettendo nel calderone il comparto edilizio. Di sicuro, non si potrà agire sul fronte dell’Iva, visto che l’Ue ha già condannato l’Italia per quello del 2003. Tra i dossier sulla scrivania di Tremonti al Tesoro, comunque, non c’è solo la manovra. Funzionari italiani e svizzeri, infatti, dovrebbero incontrarsi nelle prossimi settimane per discutere di questioni legate alla tassazione. Il vertice potrebbe rappresentare un primo passo verso la sigla di un accordo in materia fiscale simile a quelli che la Svizzera ha concluso con altri paesi europei. Il mese scorso, Berna ha firmato importanti accordi sui capitali depositati nelle banche elevetiche con Gran Bretagna e Germania. Una sorta di scudo fiscale in salsa internazionale. Cresce, frattanto, il pressing dell’Europa sull’Italia in attesa di vedere quale sarà la versione definitiva della manovra economica che uscirà dall’esame parlamentare. «Siamo preoccupati nel vedere un eccessivo affidamento» sui risultati attesi dalle iniziative destinate a combattere l’evasione fiscale e recuperare gettito, ha fatto sapere Bruxelles. A smontare le perplessità dell’Unione europea non sono sono serviti nemmeno i chiarimenti che lo stesso Tremonti ha fornito parlando via telefono con Oli Rehn. Al commissario Ue, il responsabile dell’Economia ha spiegato che «in Italia l’evasione fiscale e contributiva è enorme» e che «negli ultimi tre anni per effetto del contrasto all’evasione è già stata effettivamente incassata una cifra pari a circa 25 miliardi di euro». Una cifra assai più alta rispetto rispetto ai 2,3 miliardi da recuperare entro il 2013 così come indicato nella manovra. Che, ha dichiarato il ministro, «resta assolutamente solida nei saldi e nella copertura». L’Europa resta perplessa. E i dubbi di Bruxelles sembrano condivisi dai mercati, con lo spread (il differenziale sui tassi) fra i btp italiani e i bund tedeschi che ieri è tornato a salire sfondando quota 325 punti. Del resto, la risposta che gli operatori finanziari si aspettavano dal governo - fondata su certezze e rigore - fatica a materializzarsi. di Francesco De Dominicis