Creativi Le mazzette di Penati in Svizzera Arrivavano in Ticino nascoste nei panettoni

Andrea Tempestini

La Procura di Monza indaga all’estero. Si inizia dalla vicina Svizzera, dove - secondo i pm Walter Mapelli e Franca Macchia -  sarebbero finiti parte dei soldi della maxitangente pagata da Giuseppe Pasini, imprenditore di Sesto San Giovanni e grande accusatore di Filippo Penati, per entrare nell’affare della riqualificazione delle  aree ex-Falck. Si tratta di 4 miliardi di vecchie lire in totale. Fra questi ci sarebbero 400 milioni di lire, divisi in due tranche da 200 l’una, che mancano all’appello e sarebbero secondo gli inquirenti (che si basano sulle dichiarazioni del Di Caterina) depositati su due conti bancari in Canton Ticino. Per scovarli la Procura ha depositato una rogatoria internazionale. A parlare di conti esteri ai magistrati era stato il figlio di Pasini, Luca, che cita anche un conto corrente in Lussemburgo a lui intestato sul quale «sono confluite somme trasferite da mio padre con la causale “provento vendita titoli”». Questi soldi sono stati trovati nella Lgt di Valduz e sono documentati. Di questi Pasini disse: «L’intera provvista lussemburghese è stata trasferita a politici, per quello che ne so io». Oltre a tale somma, Pasini ha rivelato di un’altro tesoretto in contanti in territorio elvetico: «Il denaro trasferito in Svizzera è stato prelevato in contanti e consegnato oltre confine. In una occasione ho accompagnato mio padre, il quale ha prelevato la cifra, credo 500 milioni di lire, e l’ha consegnata a Giordano Vimercati o Piero Di Caterina. Io non ho assistito alla consegna ma ricordo che mio padre mi disse che Di Caterina, Penati e Vimercati erano molto contenti in quanto avrebbero trascorso una bella serata a Lugano grazie ai soldi ricevuti. In un’altra occasione mi sono recato da solo in Svizzera, a Lugano, ed ho consegnato a Di Caterina 500 milioni di lire. Non credo che mio padre abbia fatto viaggi in Svizzera da solo. Quando ho consegnato il denaro a Di Caterina in Svizzera ci siamo incontrati in una piazza vicina al Municipio, vicino ad una fontana, e ho consegnato il pacchetto. I conti correnti, svizzero e lussemburghese, sono stati immediatamente chiusi». Penati ha dichiarato più volte di non avere conti all’estero, ma i magistrati vogliono approfondire. Oltre alla Svizzera, alla Procura monzese piacerebbe spulciare alcune banche di Montecarlo e soprattutto di Dubai e Johannesburg, in Sudafrica. Località che emergono dalle carte dell’inchiesta e nelle quali potrebbero essere confluiti i soldi dell’affaire Milano-Serravalle. Era  Di Caterina, infatti, a riferire che Vimercati gli aveva parlato di quei Paesi e del fatto che ad investire lì era l’architetto Renato Sarno (altro indagato) il quale aveva tentato un’operazione immobiliare a Dubai. Intanto ieri in Procura è stata sentita per la seconda volta Nicoletta Sostaro, la funzionaria dello Sportello dell’edilizia di Sesto San Giovanni, per far luce su una frequentazione assidua  con l’architetto Marco Magni (ancora in carcere). «La mia cliente è un’amica particolare di Magni - ha detto l’avvocato Minniti - si sentivano per lavoro ma non più che con altri professionisti». La Procura, intercettazioni alla mano, non ci crede. Ma per ora non la risentirà. Sui cinquemila euro pagati da Di Caterina alla stessa Sostaro nel dicembre 2006 la donna conferma: «Piero Di Caterina mi portò un panettone con dentro cinquemila euro» ma poi ribadisce che il 22 dicembvre glieli aveva restituiti. Di Caterina ha depositato ai pm una copia di uno “schema organico” relativo a due progetti edili a cui era interessato. Alla voce “oneri conglobati” (termine utilizzato proprio da Magni con i suoi clienti) l’imprenditore aveva consegnato ai pm anche una ricevuta proprio relativa a quella presunta tangente da cinquemila euro «con l’annotazione in calce “perché la zia perde al casinò”». di Laura Marinaro