Sport e sponsorizzazioni false supertruffa da 50 milioni
Si chiama operazione Sponsormania ed è l'indagine della Guardia di finanza di Vicenza che ha scoperto un'evasione fiscale di oltre 50 milioni di euro nel settore delle false sponsorizzazioni sportive. Sessantacinque le imprese che, attraverso questo meccanismo illecito, hanno evaso per anni le imposte dirette e l'Iva. Ventiquattro i soggetti denunciati per diversi tipi di reato. Secondo le Fiamme Gialle parte del cumulo di denaro generato dalla frode - oltre 3 milioni di euro - veniva impegata per pagare in nero giocatori di calcio a 5, quindi formalmente dilettanti, che riuscivano a percepire compensi anche per 15 mila euro al mese. Non solo, i calciatori si accaparravano anche una lunga serie di "utilita" varie: auto di lusso, appartamenti, discoteche, viaggi. Tutto ciò senza dichiarare nemmeno un centesimo al fisco. In conso ulteriori accertamenti anche nei confronti di alcune associazioni sportive che sarebbero state costituite "solo al fine di consentire ingenti evasioni". L'evasione fiscale - Attraverso indagini durate due anni, la Tenenza di Arzignano ha ricostruito le modalità con cui le società frodavano il fisco. L'emissione di fatture attestanti false sponsorizzazioni sportive per 30 milioni di euro era solo la punta dell'iceberg di un sistema criminoso organizzato nel dettaglio: trasferimenti di contanti in violazione della normativa antiriciclaggio per 47,8 milioni di euro, l'introduzione illegale di denaro in Italia per 17 milioni e vari episodi di bancarotta fraudolenta, estorsione, furto, appropriazione indebita, falso interno bancario, indebito utilizzo di carte di credito, ricettazione di assegni rubati, truffa e tentata truffa aggravata (per impossessarsi di un quadro di Mario Schifano, ai danni di una società che vende opere d'arte in tv). I falsi calciatori - Inedito il risvolto riguardante i falsi calciatori dilettanti di calcetto, in realtà professionisti che percepivano compensi anche per decine di migliaia di euro al mese, ovviamente tutto 'in nero'. Nell'ultimo quinquennio, agli pseudo-dilettanti, che per legge non possono percepire compensi ma solo rimborsi spese d'importo limitato, è stata invece corrisposta una somma di circa 3 milioni e 100 mila euro. Si tratta di 59 calciatori, quasi tutti stranieri, che si sono succeduti negli anni e che hanno percepito compensi che ammontavano anche a 14-15 mila euro al mese oltre ad una lunga serie di benefit. Gli "ingenti compensi", come li definisce la Guardia di finanza, non venivano ovviamente sottoposti ad alcuna forma di tassazione o contribuzione, nè gli stessi calciatori risultano dalla contabilità dell'associazione che li gestiva. Nessuno di loro ha mai presentato una dichiarazione dei redditi.