Nel Pdl idea maxicondono Sono in ballo 35 miliardi

Giulio Bucchi

Gira che ti rigira sempre qui si torna: dal cilindro delle proposte per attenuare gli effetti della super manovra  salta fuori anche il baratto tra l’innalzamento di un punto (dal 20 al 21%) dell’Iva e l’odiato e odioso contributo di solidarietà sui redditi oltre i 90mila euro (5%) e quelli superiori ai 150mila euro (10%). Dall’incontro preparatorio di ieri a via dell’Umiltà è stato deciso - in vista del vertice decisivo di oggi - un sì di massima all’aumento dell’Iva (si è parlato anche di un aumento apri al 2%), proprio  per eliminare il prelievo che nella parte retroattiva (gennaio 2011) appare “debole” da giustificare. Secondo le proiezioni sul gettito del ministero del Tesoro un aumento dell’Iva dell’1% porterebbe nelle casse dello Stato ben 4,3 miliardi l’anno. Quindi più dei 3,8 miliardi, su base triennale, che frutterebbe un aumento della tassazione extra sui redditi. Resta da vedere cosa succederà da qui a lunedì prossimo, 29 agosto. Per le 20 di quel giorno è stato fissato dal Senato il termine per presentare gli eventuali emendamenti. Scontato  prevedere che non sarà una settimana facile. Anche perché dall’analisi dei tecnici di Palazzo Madama saltano fuori, giorno dopo giorno,  problemi di copertura non indifferenti. A cominciare dall’impatto sul Pil della manovra. I tecnici del servizio del Bilancio di Camera e Senato hanno infatti richiesto al governo di precisare l’impatto dell’intervento di aggiustamento dei conti pubblici. E poi si chiedono chiarimenti anche sul gettito previsto dalla Robin tax che, sostengono al Senato, «potrebbe essere sovrastimato». Visto che «la quantificazione degli effetti di gettito derivanti dall’estensione dell’addizionale a Terna e Snam Rete Gas» non «appare chiaro su quali dati di bilancio sia stato effettuato il calcolo che perviene agli importi indicati, pari a circa 90 milioni per la prima e circa 220 per la seconda, in quanto sembra che sia stato preso come base l’utile operativo, e non invece l’utile netto». Altra grana, sul fronte dei ventilati risparmi, dall’eliminazione delle province meno densamente abitate.  Il paradosso è che la cancellazione - e il trasferimento di funzioni  e personale - potrebbe portare non a un risparmio bensì a «maggiori oneri». Identico il problema anche per l’eliminazione dei piccoli comuni sotto i mille abitanti. Presi dal vortice delle coperture, del gettito e delle proposte più o meno frondiste non poteva mancare l’ipotesi di un bel condono. Fiscale, ovviamente. Non che ci sia poco dove pescare. Secondo stime prudenti della Banca d’Italia ogni anno nel nostro Paese vengono sottratti al fisco circa 120 miliardi di euro. Partiamo dai numeri macroscopici: secondo una proposta elaborata dai deputati del Pdl Antonio Mazzocchi e Amedeo Laboccetta dalla sanatoria monster si incasserebbero almeno 35 miliardi di euro. Quanto basta «per finanziare provvedimenti a favore delle famiglie numerose», evitare il fallimento di migliaia di piccole imprese con contenziosi e, soprattutto, quanto serve per alleggerire il contributo di solidarietà (3,8 miliardi di prelievo nei prossimi tre anni) e per rafforzare mezzi e personale per combattere con maggiore efficienza l’evasione e l’elusione fiscale». L’ipotesi -  già sottoposta all’attenzione del segretario Angelino Alfano - prevede, contestualmente, l’inasprimento delle pene per gli evasori e l’abbassamento della soglia di punibilità penale. Insomma, bastone e carota per rendere più digeribile il provvedimento. Attualmente le manette per gli evasori scattano in caso di evasione superiore a 100mila euro e la pena va da 1 a 3 anni di reclusione. I due deputati della maggioranza propongono di ridurre questa soglia a 50mila euro  e di aumentare la pena (in carcere) da 2 a 5 anni. Ma non basta. C’è anche chi ipotizza di estendere la sanatoria - già prevista dalla manovra di luglio per le liti fiscali sotto i 20mila euro - e consentendo di sanare tutte le liti. Ieri al vertice, però, di queste proposte - giura chi vi ha partecipato - non si è discusso. È certo che l’ipotesi piace al presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che ipotizza addirittura di drenare ben 50 miliardi.  Fin qui le ipotesi. Ma c’è tempo fino alla serata di lunedì per risolvere i problemi di copertura e avanzare proposte. di Antonio Castro