Per Sartori il mondo si aiuta sterilizzando i Paesi africani

Andrea Tempestini

A Ferragosto, quando nelle città non si incontra un’anima, Giovanni Sartori, che probabilmente detesta il contatto con l’umanità, si esalta. Anziché essere sopraffatto dall’horror vacui, sul Corriere della Sera magnifica la sensazione del vuoto intorno a sé. Ha saputo infatti che a ottobre gli abitanti della Terra raggiungeranno i sette miliardi. E che «a fine secolo, nel 2100, saremo 10 miliardi». È un «saremo» un po’ troppo ottimistico, non soltanto perché l’autore è nato nel 1924 ma soprattutto se paragonato al suo auspicio apocalittico: «Io dico che la crescita demografica va fermata ad ogni costo». Eppure ci hanno provato in tutte le maniere, con le politiche anti-nataliste aggressive delle organizzazioni internazionali, che dietro la formula ipocrita della “salute riproduttiva” celano le sterilizzazioni forzate. Purché non si mettano al mondo dei figli, si promuovono la selezione genetica e i matrimoni fra omosessuali. Peccato che la Chiesa cattolica si metta sempre di traverso e faccia preoccupare il professore perché «si ostina – pressoché sola tra tutte le religioni – a proibire i contraccettivi e a demonizzare il controllo delle nascite». Dipendesse dal Papa, ci sarebbero non solo famiglie più numerose ma anche un esercito di seminaristi. In realtà, pare che nemmeno tutti i fedeli cattolici siano così sensibili agli appelli pontifici. E che il «terrorizzante» aumento della popolazione sia l’effetto di altre dinamiche. Semmai, dalla Santa Sede, arrivano altri consigli per la soluzione della crisi. Non ultimo quello di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, che all’inizio di agosto demoliva l’ideologia neomalthusiana del controllo delle nascite, contraddittoria «come se, per sembrare più ricca, una Nazione arrivasse a vietare di fare figli, facendo così crescere temporaneamente il pil pro capite». Se si dovesse nominare un ministro del Risanamento, per tornare a una crescita equilibrata, probabilmente l’economista Gotti Tedeschi avrebbe maggiori chance rispetto al politologo Sartori. Non solo perché quest’ultimo non ha capito che gli esseri umani sono la condizione necessaria allo sviluppo e che eliminarli non risolve il problema. Ma anche perché scivola sulla più classica buccia di banana dei catastrofisti, la Nigeria. Era considerata la bomba demografica mondiale con 122,5 milioni di abitanti fino al censimento del 1991, che ridimensionò il dato a 88,5, con un margine d’errore di “appena” 34 milioni. Ora, sempre per quel Paese, si innalza il limite: «dai 150 milioni di oggi dovrebbe addirittura salire a 730 milioni». Vedremo. Intanto «l’Africa è votata al disastro», conclude Sartori. Anche perché nel Continente nero avanzano pure delle pretese e «l’aumento demografico comporta aumenti moltiplicati di cibo e comodità. È giusto. Ma il “carico ecologico” diventa così sempre più insostenibile. L’altra faccia del problema è che la sovrapopolazione fa salire l’inquinamento e anche il riscaldamento dell’aria». Insomma, quei selvaggi mangiano e si permettono pure di respirare la nostra aria. Se nemmeno i genocidi, insegna il Rwanda, riescono a risolvere la situazione, non rimane che attendere una “soluzione finale” dalle colonne del Corriere della Sera. di Andrea Morigi