Pezzi di Pdl contro la manovra Galan e Martino con la 'fronda'
La manovra non è ancora stata presentata in Senato (leggi le prime indiscrezioni sulla Relazione tecnica), ma il clima politico che le gravita attorno è incandescente. Martedì è stato Antonio Martino, un pezzo da novanta del Pdl, a criticare con fermezza le misure approvate dal Consiglio dei Ministri. Poi è arrivato il turno del ministro Giancarlo Galan, che si è scagliato contro la norma che prevede la soppressione degli enti con meno di 70 dipendenti. Secondo le ultime voci, i 'frondisti' del Pdl che hanno messo nero su bianco il loro dissenso sulla manovra di Tremonti, sarebbero arrivati a venti. Lunedì sera, invece, Umberto Bossi ha apostrofato il ministro Renato Brunetta come "nano rompicoglioni". Quindi è arrivata la replica al Senatùr dell'ufficio di presidenza del Senato. Ma Bossi è scatenato, e ha punzecchiato anche il leader del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, che ha a sua volta criticato duramente il pacchetto anticrisi. Silvio Berlusconi, da par suo, ha confermato che la 'supertassa' non sarà eliminata dal testo, suscitando nuovi malumori all'interno del partito, per poi ribadire che delle modifiche sono possibili ma soltanto "a saldo zero". Libero, intanto, prosegue la sua campagna: "Questa manovra deve essere fermata", spiegava nella lettera aperta a Berlusconi e Bossi del 15 agosto il direttore Maurizio Belpietro. L'alternativa? "La creazione di un partito anti-tasse", aveva auspicato Belpietro nell'editoriale del giorno precedente. Voi cosa pensate del pacchetto anti-crisi e della necessità di un movimento politico che miri ad alleggerire la pesantissima pressione fiscale italiana? Fateci sapere la vostra opinione scrivendo a lettere@libero-news.it. L'affondo di Martino - Intanto prosegue l'aspro dibattito sul pacchetto anti-crisi. L'ex ministro Martino ha bollato come "inaccettabili" le misure varate dal Pdl. Martino ha sottolineato come Berlusconi si sia "sempre presentato in campagna elettorale promettendo di ridurre le tasse e di rilanciare la produttività del Paese. Questa manovra - ha proseguito - aumenta le tasse e non risolve il problema della crescita. Per ridurre davvero la spesa pubblica bisogna fare le riforme". L'intervento di Martino assomigliava a quello di ferragosto del governatore lombardo Roberto Formigoni, che aveva sottolinato come si dovrebbero far sparire "i tagli agli enti locali, altrimenti contraddiciamo l'indentità stessa del Pdl". Così Martino e Formigoni si sono andati ad accodare ai cosiddetti frondisti del Pdl - nove in tutto - che si sono detti pronti a presentare una sorta di manovra alternativa che spazzi via il contributo di solidarietà. Gli altri punti presentati dai nove sono l'aumento di un punto perventuale dell'Iva non agevolata, la dismissione di una parte cospicua del patrimonio immobiliare dello Stato, la privatizzazione delle grandi aziende, la fusione - e non l'abolizione - di Province e Comuni e, infine, l'innalzamento dell'età pensionabile. I nove onorevoli presenteranno le proposte al segretario Pdl, Angelino Alfano: potrebbero tramutarsi in emendamenti al provvedimento che sarà all'esame delle commissioni del Senato da lunedì prossimo. Galan: "Intuile sopprimere mini-enti" - Muso lungo per la manovra anche del ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, convinto che la soppressione degli enti pubblici non economici che abbiano meno di 70 dipendenti sia "del tutto inutile, illogica e grossolana". Il ministro ha poi annunciato che firmerà lui stesso "un emendamento soppressivo del comma 31" se non riceverà certezze circa un chiaro intervento in questa direzione perché, ha affermato, quella norma deve essere "immediatamente cancellata". Caldoro: "Penalizzati i più deboli" - Anche il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, non ha mostrato particolare entusiasmo per la manovra: "Dev'essere miglirata", ha detto alla luce delle ultime dichiarazioni di Berlusconi. Il Cavliere, ha porseguito Caldoro, "ha aperto a modifiche che possono meglio definire gli effetti e le ricadute sui servizi, come quelli conseguenti ai tagli insostenibili sui trasferimenti alle Regioni e ai Comuni, con conseguenze durissime sui cittadini". Ad essere penalizzati, continua, "sono soprattutto i più deboli, a partire dal Sud". Secondo Caldoro per migliorare la manovra è necessario "più coraggio sulla previdenza, con l'innalzamento dell'età così come in Germania, 67 anni per uomini e donne, e un piccolo aumento dell'Iva che ci porti alla media dei grandi Paesi europei senza incidere sui consumi". Per quel che riguarda i costi della politica, infine, sostiene: "Si può fare ancora di più. Si può ad esempio innalzare la soglia limite per le Province da 300mila a 500mila abitanti, e quella dei Comuni da mille a più di 2mila". "Bossi incivile" - A Umberto Bossi che ha apostrofato in malo modo Renato Brunetta ha risposto Anna Cinzia Bonfrisco, componente dell'ufficio di presidenza del Senato del Pdl. "L'inciviltà delle dichiarazioni di Bossi, dovute anche al suo stato di disagio psicofisico, si commentano da sole. Spero che il ministro Brunetta non risponda alla provocazione di chi tenta di mantenere i voti carpiti a suon di slogan. La crisi che viviamo - ha aggiunto - costringe tutti ad atteggiamenti di grande responsabilità e di esempio al Paese, come ha fatto il presidente berlusconi con poche misurate parole unite alla concretezza di una manovra per salvare l'Italia e il futuro degli italiani. Domani nell'aula del Senato - ha concluso la Bonfrisco - accoglieremo il testo proveniente dal governo, aperti al dibattito parlamentare di una maggioranza e opposizione per approvare il provvedimento nei tempi più rapidi possibili". Il Senatùr risponde a Bersani - Un duro attacco alla manovra è arrivata anche dal segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani: "E' già figlia di nessuno", ha sparato per riassumere la situazione che si sta delineando alla vigilia del dibattito a Palazzo Madama. Così Bersani è tornato a ribadire che per discutere della manovra ci dovranno essere due condizioni: "Equità fiscale e crescita del lavoro". La replica è arrivata, ancora, da Bossi: "Non ho capito cosa vuole Bersani, lo capirò quando gli parlo a Roma, se lo vedo". Il leader del Carroccio ha poi precisato di non avere in programma alcun incontro con il segretario dei democratici. Le è simpatico Bersani?, gli hanno chiesto i giornalisti. "Sono io che sto simpatico a lui".