Oro nero porta Eto'o in Russia: un oligarca stravolge il calcio
In Russia sono sicuri: Eto'o è un giocatore dell'Anzhi. Lo hanno convinto i 15 milioni offerti come ingaggio annuo dall'oligarca. E Moratti sarebbe stato convinto dalla bellezza di 40 milioni di euro, tantissimi per un (fortissimo) 30enne. Mancherebbero soltanto le visite mediche. Poi la firma. Leggi la cronaca. Oligarchi, calcio, potere. Il potere dei soldi, soprattutto. In principio, fu Roman Abramovich, che venne dal nulla (almeno per chi non era addentro ai fatti russi) e si comprò il Chelsea. Poi, gli altri, uno dietro l’altro. Qualcuno, come Abramovich, ha investito all’estero. Un altro, su tutti: Alisher Usmanov, russo nato in Uzbekistan, 35esimo uomo più ricco al mondo, uno dei due grandi azionisti dell’Arsenal. Qualcun altro ha investito in patria. La Gazprom, che guarda in patria come all’estero (è sponsor dello Schalke), s’è presa lo Zenit, che ha portato in alto. E poi i vari Leonid Fedun, vice-presidente Lukoil che sponsorizza lo Spartak, Mikhail Prokhorov, principale azionista dell’Fk Mosca, Oleg Deripaska, che ha investito nel Kuban Krasnodar, Gherman Tkachenko, che s’è preso il Krylia Sovyetov. In principio, furono loro. Poi, arrivarono gli altri. Quelli che fanno affari a Mosca e investono nel Caucaso. Che hanno valanghe di rubli e possono permettersi di coprire d’oro le stelle del calcio mondiale. Come Suleiman Kerimov, il patron dell’Anzhi Makhachkala, alle cui avances ha ceduto Roberto Carlos e ai cui soldi non può essere insensibile Eto’o, pronto a diventare il giocatore più ricco del mondo, a suon di 20 milioni l’anno. Qualche anno fa, Kerimov era sul punto di sbarcare a Roma, coi soldi della Nafta Moskva. Ora vuol prendersi un pezzo di Inter, dopo averci provato col Milan (pochi mesi fa aveva offerto 10 milioni all’anno a Gattuso). Del resto, lui può permettersi questo e altro. Secondo la rivista Forbes, che di oligarchi e dintorni se ne intende, è al numero 118 della classifica dei più ricchi al mondo (un patrimonio di circa 5,5 miliardi di euro), azionista di Gazprom, Sberbank e Polymetal. Un imprenditore discusso, Kerimov. Uno che viaggia sul confine tra affari e malaffare. Quel che non ammette riserve di sorta è la sua ricchezza, che ne fa un uomo da prima pagina. Su riviste come Forbes, naturalmente. Ma pure su giornali avvezzi al gossip, che malgrado una moglie e tre figli, ne tracciano un profilo da incallito viveur, uno che può permettersi yacht enormi (il famoso Ice), frequenti compagnie di top model e star della tv, feste di compleanno da sballo: come quando spese un milione di dollari per ingaggiare Shakira e Christina Aguilera, che si esibirono per i suoi 40 anni. Rappresenta il Daghestan alla Duma di Mosca, laddove vive. Nel weekend poi, via verso Makhachkala quando l’Anzhi gioca in casa. Secondo lui, un mezzo per portare serenità, laddove regnano povertà e paura (del terrorismo di matrice islamica). Finora, c’è riuscito. In attesa di Eto’o, ha preso Roberto Carlos, Diego Tardelli e l’ex Chelsea, Yuri Zhirkov. Vuole la Champions League nel giro di pochi anni, sogna un suo giocatore in nazionale ai Mondiali. Tiene i prezzi bassi (circa 2 euro) per attirare tifosi, che riempiono il Dinamo Stadium (18mila posti). E la gente è felice, anche se l’ex terzino dell’Inter guadagna 4,5 milioni di euro all’ano, mentre un insegnate non arriva a 3mila. Per il futuro, portafogli spalancato: un miliardo di euro per 7 centri sportivi nella regione, un nuovo stadio da 40mila posti per l’Anzhi, con tanto di infrastrutture, a cominciare da quelle d’allenamento. Per ora, la squadra si allena nei pressi di Mosca e si trasferisce a Makhachkala solo nei giorni precedenti le partite. Un po’ come per il Terek, la squadra di Grozny, capitale della Cecenia, divenuta celebre anni fa per un trionfo in Coppa nazionale e poi per l’ingaggio di Gullit (durato ben poco), che oltre a lavorare sul campo si godeva la bella vita altrove. Il Kerimov ceceno si chiama Bulat Chagayev, il potente (e presidente) Ramzan Kadyrov. Un mix di potete politico e nuovi oligarchi, nel nome del nuovo calcio, quello caucasico. di Ivo Romano