Gli Usa arruolano i marines direttamente dalle scuole
I futuri marines? L’esercito americano li arruolerà direttamente a scuola. Il reclutamento è già cominciato: nel mirino non certo i più bravi della classe, ma i migliori nel tempo libero, quando, gettato in un angolo lo zainetto con i libri, si accende la Playstation o l’Xbox. A ben vedere, nessuna sorpresa: già nel 1992, Toys , il film di Barry Levinson, fu un’anticipazione di quello che sarebbe successo. La storia è surreale: un generale deluso dall’inattività del pentagono eredita una grande fabbrica di giocattoli. Il generale ha un idea: creare giocattoli da guerra, piccoli robot (oggi diremo droni). Il generale intuisce che il futuro della guerra è arruolare ragazzi, cresciuti e addestrati con i videogiochi, per renderli piloti di droni o futuri soldati sul campo. E mentre nel 1999, il reclutamento di nuovi soldati raggiunge il livello più basso in 30 anni e al Pentagono richiedono «nuove tattiche più aggressive» per trovare reclute, nel 2002, 10 anni dopo il film di Levinson, i generali americani approvano il lancio di un videogioco chiamato America’s Army (l’Esercito Americano). Un successo, tra i giovani per i quali il gioco è stato espressamente pensato e sviluppato. Nel maggio 2003, un gruppo di Blackhawk (elicotteri da trasporto militare) sorvola i cieli di Los Angeles, posizionandosi sopra il Los Angeles Convention Center. Uomini delle forze speciali, in mimetica con automatiche in pugno si calano sul tetto dell’edificio, discendono rapidamente con funi le mura facendo irruzione dall’entrata principale. La missione è semplice, invadere l’Electronic Entertainment Expo, E3, la convention dei videogiochi più importante degli Stati Uniti. L’ordine è promuovere l’ultima versione di American’s Army, strumento di supporto per il reclutamento. Il successo continua. Nel 2007 videogioco è tra i 10 più scaricati dalla rete. Una nuova versione per Xbox e per Pc viene distribuita, gratuitamente, al pubblico. Dal punto di vista dell’esercito il trionfo commerciale è secondario. Il vero obbiettivo è il reclutamento. Peter Singer, direttore del 21st Century Defense Initiative al Brookings Institution ha dichiarato che «il gioco ha un impatto estremamente elevato sul tasso di reclutamento superiore a tutte le altre forme di comunicazione utilizzate fino ad oggi dall’esercito». Il progetto funziona in modo esemplare. Per scaricare il videogioco è necessario connettersi attraverso il sito di reclutamento dell’esercito e registrandosi inserire informazioni personali. I giocatori possono inoltre comprare gadget del videogioco, visionare profili di soldati in servizio, organizzarsi con altri videogiocatori per creare una “squadra” e combattere insieme ( virtualmente) e visionare i videolog di reclute che spiegano perchè hanno deciso di arruolarsi. Dopo solo un anno dall’emissione sul mercato di America's Army, un quinto delle nuove reclute a West Point dichiarava di aver giocato alla simulazione. Nel 2008 Leo Burnett rilevò che «il 30% di tutti gli americani dai 16 ai 24 anni hanno una percezione più positiva dell’esercito grazie al videogioco e sorprendentemente il videogioco ha un effetto sul reclutamento superiore a tutte le altre forme di pubblicità utilizzati in passato dall’esercito». Un risultato notevole se si considera che l’investimento annuale del Pentagono di circa 3 milioni di dollari per promozione e sviluppo, è una frazione minima del budget stanziato per il reclutamento annuale cresciuto, di anno in anno, fino a raggiungere la cifra di circa 8 miliardi di dollari. Per una generazione di giovani cresciuta uccidendo i mostri e gli alieni di Doom, Tomb Raider, Resident Evil o Halo, la trasposizione da un alieno ad un terrorista di Al Qaeda, un signore della guerra talebano è naturale, persino subliminale, nella sua semplicità, e produce un ulteriore enfasi nel demonizzare il nemico. L’integrazione dei videogiochi nella vita militare è pervasiva anche nelle piccole cose. Per esempio il sistema di controlli a distanza dei Predator (droni aerei) sono creati in modo da essere estremamente intuitivi per ragazzi abituati ad utilizzare i controller della Xbox. I videogiochi bellici in commercio, spesso sviluppati grazie alla zelante consulenza degli esperti del Pentagono, permettono di sperimentare ulteriori esperienze militari guidando missioni con elicotteri Apache o mitragliando insorti da una Gunship a volo radente. I video di filmati di combattimento simulati sono divenuti così realistici che in rete è molto facile confoderli con veri filmati di operazioni belliche come il video dell’operazione Cold Harbor. Giocando si impara. Viene da domandarsi certi giochi cosa possano veramente insegnare alle nuove leve... pardon... alle nuove generazioni. di Enrico Verga