Declassato il rating degli Usa La Cina ha Obama in pugno
Barack Obama nella storia, ma nel modo sbagliato: gli Stati Uniti incassano il primo downgrade della loro storia ed è una tegola sia per il presidente sia per tutta l'economia mondiale. L'agenzia internazionale di rating Standard & Poor's ha annunciato al Tesoro di aver declassato il rating americano da AAA ad AA+. La Casa Bianca ha contestato la decisione sostenendo che nella bozza c'erano errori per duemila miliardi di euro ma l'agenzia non è tornata sui suoi passi, motivando il declassamento con "rischi politici" che correrebbero gli Stati Uniti. L'outlook è negativo: non è da escludere dunque un altro taglio nell'arco dei prossimi 12 o 18 mesi in mancanza di "correzioni solide". Meno di una settimana fa era arrivato l'accordo al Congresso tra democratici e repubblicani che avevano approvato il piano per l'innalzamento del debito. Non è bastato, a S&P's, che prevede un aumento del debito dopo le elezioni presidenziali del 2012. Per Obama, insomma un'altra grana da aggiungere a quelle trovate per strada negli ultimi mesi, in particolare la debolezza politica che lo espone alle critiche dei democratici e alle resistenze parlamentari dei repubblicani. "E' la risposta alle alte spese di Washington - accusa il conservatore John Boehner, speaker della Camera, dopo il downgrade -. Rimaniamo in minoranza ma continueremo a premere sui democratici perchè si uniscano a noi per misure concrete per gestire il deficit e il debito. La leader dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi, chiede invece trasparenza sui tagli da 1.500 miliardi di dollari cui lavorerà la commissione bipartisan. Pechino attacca - Da Washington ora l'attenzione si sposta all'Asia e in particolare a Pechino. L'agenzia ufficiale cinese Xinhua commenta sarcastica: "I giorni in cui uno Zio Sam carico di debiti poteva tranquillamente sperperare prestiti illimitati ottenuti all'estero sembrano essere finiti". "Al di fuori degli Stati Uniti - si legge - molti ritengono che il taglio di rating sia un conto da tempo atteso che l'America deve pagare per la crescita del debito e per le miopi dispute politiche a Washington". Quindi niente recriminazioni, anche perché "Dagong Global, una giovane agenzia di valutazione cinese, aveva già tagliato le obbligazioni del Tesoro degli Stati Uniti alla fine dell'anno scorso, ma la sua mossa è stata accolta arroganza e cinismo da parte di alcuni commentatori occidentali". Da Pechino è tempo di rivendicazioni: "La Cina, il più grande creditore dell'unica superpotenza del mondo, ora ha tutto il diritto di chiedere agli Stati Uniti di risolvere i suoi problemi strutturali di debito e garantire la sicurezza degli asset cinesi in dollari". "Per curare la sua dipendenza dal debito, gli Stati Uniti devono ristabilire il principio di buon senso per cui si dovrebbe vivere all'altezza dei propri mezzi".