La casta ci costa: 40 milioni per le Olimpiadi del 2006
Per carità, ci sono di sicuro decine di località turistiche del Piemonte a cui una fettina dei 40 milioni di euro farebbero pure comodo. Certo, tecnicamente quei soldi dovrebbero essere utilizzati per mantenere artificialmente in vita gli impianti usati per le Olimpiadi invernali del 2006, finiti in coma un minuto dopo la chiusura dei Giochi. Ma siccome l'occasione fa l'uomo ladro - figuriamoci gli amministratori - destinarli alla buca da tappare, al ritocco della segnaletica da rifare e alla tanto agognata sistematina alla scuola comunale è un gioco da ragazzi. Quei lifting assicurano un bel pacchetto di voti in vista delle prossime elezioni, altro che gli impianti. Ma quando è troppo è troppo. Perché dopo lo sfarzo dei giochi olimpici di "Torino 2006" - per lo svolgimento dei quali sono state realizzate oltre sessantacinque opere tra impianti sportivi, infrastrutture viarie, villaggi per atleti e media, per una spesa approssimativa totale di oltre 2 miliardi di euro, esclusa l'organizzazione vera e propria dei Giochi - tocca ancora a Pantalone, ovvero a tutti noi, metter mano al portafoglio per rimediare agli errori umani e agli orrori del tempo. La maggior parte delle strutture olimpiche sono state abbandonate e ora sono letteramente "occupate" dal degrado. Eppure le casse dell’Agenzia per lo Svolgimento dei Giochi Olimpici (a proposito, ma perché non se ne occupa? dove sta l'inghippo?), la cui scadenza è stata rinviata al 2014 in modo da mantenere la poltrona a chi la occupa, ha nella pancia circa 40 milioni di euro non spesi, come certificato dal Ministero dell’economia e delle finanze. Quaranta milioni, mica bruscolini. E visto che i soldi avanzano, con lo stesso ritmo di usura degli impianti, un gruppo bipartisan di deputati piemontesi ha presentato alla Camera una mozione per sbloccare quei soldi. Prendendo atto della situazione, mossi dal nobile fine di "evitare che i siti olimpici si riducano ad essere cattedrali nel deserto" inutilizzate e costose per l'erario pubblico, i parlamentari piemontesi hanno deciso di chiedere al governo d’intervenire, assumendo e al più presto "un'iniziativa rapida ed incisiva". In buona sostanza i deputati di ambo gli schieramenti, il primo firmatario della mozione è il deputato del Pd Stefano Esposito, mirano a sbloccare i 40 milioni di euro ingessati nelle casse dell'Agenzia olimpica, per metterli a disposizione della regione Piemonte, affinché vengano destinate ai comuni montani, sede dei siti olimpici, anche in funzione di una rinnovata promozione turistica delle valli olimpiche. Ma la partita economica non è limitata ai 40 milioni, come spiega il primo firmatario della mozione. "Per le Olimpiadi di Torino fu costituita l'Agenzia a cui fu dato un miliardo di euro per la realizzazione di tutti gli impianti", spiega l'esponente del Pd, "da questa gestione sono avanzati 80 milioni di euro. Noi chiediamo che 40 degli 80 milioni vengano utilizzati per la manutenzioni degli impianti olimpici e soprattutto per la promozione turistica delle valli olimpiche". Dunque, dietro la beffa dei soldi avanzati e non spesi c'è anche il giallo dei fondi congelati nelle casse di un’Agenzia che, di fatto, non svolge più nessuna attività. "Stranamente il governo, invece di dare il parere, ha chiesto un rinvio", spiega ancora Esposito, "non possiamo più aspettare perché la stagione invernale sta per iniziare, siamo molto increduli di fronte ad un governo che non intende liberare queste risorse che, sia ben chiaro, non pesano sul bilancio dello Stato perché sono già in possesso dell’Agenzia Torino 2006". Ecco, è proprio questo il punto. Perché deve essere il governo ad intervenire, quando dovrebbe farlo l'Agenzia? E perché mai questo ente, evidentemente inutile, non è stato soppresso, ma prorogato sino al 2014? Beh, datevi una e risposta e poi chiedetevi perché l’onda di protesta contro la Casta rischia di diventare uno tsunami. Di quelli olimpici, in questo caso... di Enrico Paoli