Missioni all'estero, Lega indecisa. Il Pd vota sì

Giulio Bucchi

Le missioni militari all'estero dividono governo e maggioranza. A poche ore dal voto in Senato sul rifinanziamento, Pdl e Lega non hanno ancora trovato una posizione del tutto condivisa. La scorsa settimana era stato il sottosegretario ai Trasporti, il leghista Roberto Castelli, ad annunciare il suo no con tanto di promessa di dimissioni in caso di contestazioni. Lunedì è arrivata la morte del parà romano David Tobini in Afghanistan (la 41esima vittima italiana della missione Isaf) a infiammare di nuovo gli animi. Stefano Stefani, deputato del Carroccio e presidente della Commissione Esteri della Camera, intervistato dal Messaggero, ribadisce: "E' il momento di venir via dall'Afghanistan, lo dicono anche gli americani". Secondo Stefani la riduzione di oltre mille militari italiani impegnati nelle missioni all'estero entro settembre è "una buona cosa", perché  "non siamo un Paese che può permettersi di mantenere quasi diecimila uomini fuori dai confini". I primi a dover tornare in patria, secondo il deputato leghista, dovrebbero essere i militari del contingente di stanza in Libano. Il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto (Pdl) è invece polemico con la Lega: "Non è serio parlare di impegni internazionali come se si fosse tra amici al bar dello sport". Sempre dal Messaggero, Crosetto si dice "arrabbiato" con il partito di Bossi che "pensa di poter essere assieme partito di lotta e di governo". Per questo non si può mettere in discussione una missione nel giorno in cui cade un soldato. Meno convinto, ma sulla stessa linea, anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che davanti alle telecamere di Omnibus, su La7, ritiene il rifinanziamento "inevitabile perché la missione è in corso". Allo stesso modo, però, "dopo l'ennesima morte di un soldato va fatta una riflessione seria, fuori dagli schemi ideologici. Va fatto un bilancio complessivo delle missioni all'estero". Il Pd vota sì - Una riflessione che investe e divide anche l'opposizione. Il senatore Ignazio Marino, del Pd, ha annunciato il proprio voto contrario al rifinanziamento, stessa scelta di Italia dei Valori il cui leader Antonio Di Pietro ha ricordato come quella in Afghanistan sia, per lui, "non una missione di pace ma una guerra". Poi, però, dopo pranzo arriva l'annuncio del presidente dei senatori democratici, Anna Finocchiaro: "Abbiamo avuto una parziale garanzia sulle risorse per la cooperazione - spiega -. Mi pare che ci sia stata una prova di responsabilità, anche se il testo non è esattamente quello che volevamo, ma la cooperazione internazionale è stata parzialmente risparmiata e quindi voteremo a favore".