Berlusconi e i nove nani

Francesco Specchia

E alla fine i nani sono addirittura nove. Berlusconi, commentando la nomina di Dario Franceschini a segretario del Pd, ha spiegato infatti che lui non è l'ottavo ma il nono leader della Sinistra: «Franceschini? Non è l'ottavo, è il nono», sostiene, «l'ottavo era Soru». E a chi obietta che il candidato governatore della Sardegna rivestiva un ruolo locale, Berlusconi risponde: «Soru era un leader in pectore». Il presidente del Consiglio, infine, non commenta l'elezione di Franceschini. «Non faccio commenti, non sarebbe elegante», conclude. D'altra parte Libero lo ha scritto venerdì: gli altri nani Berlusconi li ha seppelliti tutti. C’erano una volta Occhettolo, Dalemolo, Amatolo, Prodolo che arrossiva sempre, Fassolo che brontolava sempre (specie quando gli parlavano di Unipol), Rutello e Veltronolo. Erano i 7 simpatici nani di sinistra. I nani, mentre tornavano dal solito comizio in miniera -e mentre la loro ospite aveva lasciato la loro casetta per quella del Grande Fratello- furono tutti ammazzati dal Cavaliere Azzurro che passava da quelle parti. Sempre detto che “Biancaneve” è una fiaba terribile. Lo ha involontariamente (?) ricordato anche Silvio Berlusconi. Il quale, mentre il Pd postveltroniano s’affannava alla ricerca del leader perduto ha dichiarato di non esserne preoccupato: «Ormai è un’abitudine. Sono 15 anni che sono in politica e mi sono confrontato con sette leader diversi, che sono andati a casa. Arriverà l’ottavo e credo non vorrà tradire la regola della sinistra». L’ottavo nano. Metafora chiara. Berlusconi è imbevuto di cultura popolare, e ben conosce le favole di Perrault e dei fratelli Grimm; le trasla nella realtà politica e -non di rado- ne cambia il finale.  Con Silvio, in effetti, i nani/avversari muoiono sempre. Prendete Achille Occhetto. Il Gongolo erede di Natta dall’86 vide cadersi il Muro di Berlino addosso; fece svoltare il Pci trasformandolo in Pds; allestì nel ’94 la “gioiosa macchina da guerra” (vi immaginate i nanetti comunisti sul carrarmatino tutti allegri? «Ajò ajò andiamo a lavorar...»?) che si schiantò contro Silvio sceso in campo. Ci riprovò, Occhetto, nel 2004, Europee, a braccetto con Di Pietro, che nella favola di Biancaneve poteva avere, al massimo, il ruolo del guardiacaccia: fu fatto fuori anche lì, faccia, cuore e, soprattutto, onore. In tema di premier asfaltati, poi, c’è Dalemolo- D’Alema, premier dall’ottobre 1998 all’aprile 2000. Dalemolo, un finto Pisolo, è uno che pare sempre, distaccato, quasi assonnato ma, dice la favola “ indovina sempre il motivo dell’agitazione degli animaletti del bosco “-e del sottobosco- della politica. Quasi sempre, diciamo. Cannò la bicamerale e, si ritirò alla sconfitta delle Europee 2000; atto dovuto, specie dopo che l’orco Storace si pappò Regione Lazio e avversario Badaloni in un sol boccone. Silvio, invece, non mosse un muscolo per Prodolo, Prodi Romano. Il Mammolo dell’Ulivo, l’omarino che arrossisce quando meno te l’aspetti e mai quando dovrebbe, salì a Palazzo Chigi due volte: 1996-’98 e 2006-08. E tutte e due le volte fu fatto secco dai suoi, Bertinotti e poi Mastella. Giuliano Amato, il Dotto un po’ saputello, ex Psi, ex Unione ex Ulivo, Pd non praticante e sopravvissuto alle proprie ambizioni, resse l’Italia nel 2000. Pochi se ne ricordano, così come pochi han notato che -zitto zitto- s’è piazzato alla presidenza dell’Istituto Treccani. Tra i nani non ci sono solo capi di governo, ma anche leader puri. Oddio, puri. Rutello- Francesco Rutelli con quell’aria da Cucciolo perennemente bastonato non è calvo come Cucciolo. Ma, come Cucciolo, non si mai che fargli fare, e quando lo fa bisogna spiegarglielo bene: e fai il sindaco di Roma; e fonda la Margherita e sopprimi la Margherita; e fai il candidato premier nel 2001, e fai il trombato nel 2001; e ricanditati a sindaco nel 2008 e ritrombati nel 2008: un casino. Poi ci sarebbero Fassolo- Fassino il Brontolo che brontolò in Birmania; e Veltronolo, che forse ora va in Africa. Ma questa è un’altra favola... Francesco Specchia