"Nel Pd è mancata la politica"
La crisi del Pd è nata "non dai complotti, da chi ha remato contro, ma da scelte insufficienti, o confuse"; per risolverla si deve avere "il coraggio di vedere i problemi veri", e non limitarsi "a dare la colpa ai clan o alle correnti". Parola dell'avversario numero uno di Veltroni, Massimo D’Alema. In un’intervista a Repubblica l'ex premier esprime solidarietà all’amico Walter, ma nel contempo lancia un durissimo atto di accusa contro l'ex segretario: "è mancata la politica". "Le condizioni di maggiore solidarietà non si ottengono mettendo il bavaglio al dibattito politico, ma promuovendolo e indirizzandolo verso esiti condivisi", afferma D’Alema, "e questo è il vero problema di questi mesi. Si è creduto di andare avanti con una scorciatoia: il rapporto taumaturgico tra un leader e le masse. E non ha funzionato. Serviva e serve un gruppo dirigente che collabora, e che è capace di una riflessione profonda, poi di una mediazione e infine di una decisione. Insomma, serve la politica. E a mio avviso è proprio questa che è mancata. E di qui nascono le nostre difficoltà. Non dai complotti". D'Alema, di sassolini nelle scarpe, ne ha più d'uno, e li tira fuori tutti. A cominciare dalla natura stessa del partito: "Per troppi mesi siamo rimasti sospesi nell'incertezza del 'partito leggerò: non abbiamo capito se doveva essere un partito di iscritti, di sezioni, di gazebo. Il risultato è un ircocervo, che oggi nessuno sa ben definire". Per D’Alema, "un grande partito, se vuole essere riformista e di massa, deve avere regole, strutture. Bisogna che la gente lo trovi, nel suo quartiere, nella sua città. Certo, lo deve trovare anche su Internet, su Facebook o nelle piazze quando c'è una manifestazione. Ma questo non basta, non può bastare". E poi c'è la questione dei contenuti, sui quali "in questi mesi siamo stati vaghi e indecisi". Stoccata finale sul testamento biologico: "La vera forza di un partito nuovo non sta nella semplice giustapposizione di linee differenti", sottolinea, "l'obbligatorietà della nutrizione e dell’idratazione forzata per persone che abbiamo perduto coscienza non è prevista nella legislazione di nessun Paese civile. L´idea che queste pratiche non siano 'trattamenti sanitarì è assurda e antiscientifica. Io rispetto i cattolici, ma la libertà di scelta in materia di trattamenti sanitari è un principio costituzionale e di civiltà". In questo contesto, spiega, "un grande partito non può non capire che, in un momento come questo, sostituire Ignazio Marino dalla commissione che discute di testamento biologico è un grave errore".