Così Silvio si tira fuori dai guai: sgambetto all'ing. De Benedetti
"Se i giudici mi condannano rischio di pagare 2.500 miliardi di vecchie lire a Carlo De Benedetti. Dove li trovo tutti questi soldi?". Parole di Silvio Berlusconi che hanno già fatto storia. Un vero incubo, per il Cavaliere, quello di dover staccare un simile assegno per uno dei suoi rivali storici, per la tessera numero uno del Partito Democratico. Il caso ovviamente è quello del Lodo Mondadori, su cui si attende al decisione in appello dei pm di Milano su Fininvest. Lo sgambetto - Quale che sia l'importo che il premier dovrebbe versare a CdB in caso di condanna, all'interno della manovra presentata al quirinale c'è un paragrafetto con il quale il Cav si protegge e si tira fuori dai guai. Una legge che darà respiro alle casse di Fininvest e contro la quale ha già cominciato a scagliarsi l'opposizione: con la nuova regola si alza la soglia sopra la quale il giudice può decidere la sospensione del pagamento fino alla condanna definitiva, che passa da 10 a 20 milioni di euro. Ma viene soprattutto tolta anche la discrezionalità dei giudici, a cui verrà imposta la sospensione del pagamento fino alla sentenza della Cassazione. Premier in difesa - Inutile negare che ne tragga beneficio Berlusconi: tra due settimane arriverà la sentenza d'appello sul Lodo Mondadori, sulla guerra di Segrate degli anni '80, in cui è contrapposto all'ingegnere editore di Repubblica. Nel frattempo, i periti del tribunale hanno già ridotto l'ammontare del teorico danno a 500 milioni. Considerata la scarsa fiducia del Cavaliere nei confronti del tribunale di Milano - e considerato l'accanimento con cui le toghe meneghine cercano di colpirolo - il premier ha comunque deciso di mettersi al riparo: se anche perdesse l'appello non dovrà pagare sull'unghia. Si dovrà attendere la decisione della Cassazione.