Nuova frecciata di Armani: "Borsa non è unica soluzione"

Andrea Tempestini

"Non ho nulla contro l’entrata in Borsa, ma sono convinto che la Borsa o le aggregazioni non siano le uniche soluzioni". Chiarisce così il suo pensiero Giorgio Armani in una lettera Corriere della Sera dopo le polemiche innescate dalle sue critiche alla recente quotazione di Prada e Ferragamo. La bottega -  "Non voglio alleanze, ma una moda libera", continua lo stilista. "Le ragioni per le quali non entro in Borsa sono chiare. Ho la liquidità necessaria allo sviluppo della mia azienda e voglio dedicare tutte le mie energie alla sua sana crescita, anziché rendere conto agli azionisti". Un invito ai colleghi a tornare 'alla bottega' piuttosto che avventurarsi in pericolose speculazione di corto respiro. Definendosi "un vecchietto arzillo e, a quanto pare, molto invidiato", Armani nega qualunque biasimo per gli stilisti che  hanno preso la via della quotazione: "La mia recente affermazione 'la moda è in mano alla Borsa', che tanto clamore ha suscitato, voleva fare intendere una verità: allo stato attuale delle cose il sistema moda deve interagire con le logiche del sistema finanziario. Nulla di nuovo ma è come se un equilibrio fosse sul punto di rompersi".   La stampa - Nessun attacco ai colleghi, quindi, spinti spesso verso la Borsa dal pericolo di essere assorbiti dai grandi gruppi del lusso francese come Lmvh (Louis Vuitton). Tutta colpa dei media: "La stampa sembra inseguire gli effetti sensazionalistici, dimenticando troppo spesso che la moda è fatta di realtà, di suggestione, di sogno che deve tradursi in affezione e vendita", conclude 'Re Giorgio', "sappiamo anche che la continua richiesta di novità è un fattore importante, e che spesso la novità sostituisce la bellezza, ma ho la sensazione che si stia andando fuori misura. Io ricerco il consenso sul mio prodotto e non ho bisogno di consensi di altro genere. Ribadisco la mia libertà l'autonomia di pensiero e la lealtà nei confronti del nostro cliente".