Calciopoli, ecco 'Ponzio Palazzi' Non decide: palla ad Abete
Lo scudetto 2005/06 resta all’Inter. Almeno fino al 18 luglio. Il procuratore federale Stefano Palazzi si è finalmente espresso sull’esposto che la Juve aveva presentato il 10 maggio 2010, nel quale chiedeva la revoca del titolo assegnato a tavolino dall’allora commissario Figc Guido Rossi. Ci sono voluti quattrocentodiciassette (417) giorni per decidere di non decidere, visto che da tempo si sapeva che eventuali reati dell’Inter erano andati in prescrizione. Eccolo il torto maggiore di Palazzi. L’altro è quello di aver redatto una sentenza in burocratese puro. Scrive Palazzi: «Esaminati gli atti dell’indagine inerente alla trascrizione delle conversazioni telefoniche depositate presso il tribunale di Napoli nel noto processo penale in corso di svolgimento, ed espletata la conseguente attività istruttoria in sede disciplinare, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atti fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato, ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 del C.G.S. vigente all’epoca dei fatti». Che tradotto suona più o meno così: anche se l’Inter prima del 2006 avesse avuto comportamenti punibili dalla giustizia sportiva, questi sarebbero caduti in prescrizione (4 anni per i tesserati; 2 per le società) e quindi la procura federale non può fare nulla. Anzi, deve respingere l’esposto della Juve e passare la patata bollente al presidente Figc Giancarlo Abete e al consiglio federale che si riunirà il 18 luglio. DECISIVE LE MOTIVAZIONI In pratica i 27 membri del consiglio federale (25 eletti dalle componenti del calcio, più il presidente federale Abete e quello dell’Aia Nicchi) dovranno, con voto uninominale e senza possibilità di deleghe, decidere se lo scudetto dovrà restare all’Inter o se dovrà essere revocato e non assegnato. Ma cosa potrà far pendere per l’una o l’altra ipotesi i consiglieri? Sarà determinante capire cos’ha scritto Palazzi nella settantina di pagine che compongono la relazione sintetica, nella quale sono celate le motivazioni della sentenza. Attualmente gli atti sono secretati e chiusi in una cassaforte da dove usciranno solo martedì, quando saranno consegnati per la lettura ai consiglieri. Se in quelle pagine dovesse esserci scritto che l’Inter ha avuto prima del 2006 comportamenti scorretti, Abete che l’altro giorno ha spiegato che «l’etica sportiva non va in prescrizione», potrebbe anche chiedere al consiglio di esprimersi per la non assegnazione del titolo. Occorrerà a quel punto vedere chi e quanti avranno voglia di mettersi contro Moratti e l’Inter. Perché è scontato che se si dovesse arrivare alla revoca del titolo, i nerazzurri (che considerano quello scudetto un risarcimento morale per i torti subiti) reagirebbero portando la questione prima al Coni e poi in sede civile al Tar e al Consiglio di Stato. Un iter, certo, che potrebbe seguire anche la Juve, ma a che pro? Lo scudetto a Torino non ci torna sicuro, e più che di una guerra santa, la Juve ha bisogno di concentrarsi sul rilancio sportivo. MORATTI: "PUNTO A NOSTRO FAVORE" Che quello di ieri sia stato solo il primo round (dall’esito scontato in partenza) lo si avverte anche dalle reazioni freddine dei protagonisti. Da fonti interne alla Juve si è appreso che la decisione di Palazzi «non ha suscitato particolari emozioni». Più netto Moratti: «La Federazione ne discuta pure, ma il caso è chiuso perché si tratta di un’archiviazione». di Fabio Rubini